I lavoratori di Linate e Malpensa domani alle 16 protesteranno davanti a Palazzo Marino. In centinaia, per dire no alla vendita delle quote Sea. Ma anche il sindaco ieri ha scaricato i sindacati, confermando la linea dellassessore al Bilancio Bruno Tabacci. Sulla dismissione «non abbiamo ancora deciso, ci stiamo confrontando» ha premesso Giuliano Pisapia. Ma per la prima volta si è spinto in avanti, ammettendo che «in una situazione di crisi bisogna tener conto che ci sono bisogni sempre maggiori a cui dare risposte» e «se dovremo fare scelte dolorose che garantiranno a tutti il posto di lavoro dove cè già, le faremo, perchè non possiamo diminuire i servizi alla persona erogati da Palazzo Marino, non possiamo permettercelo». Il messaggio tra le righe è chiaro, e indirizzato soprattutto alla Cgil. Se Cisl e Uil nei giorni scorsi hanno aperto alla cessione ai privati, ponendo alcune condizioni, la Camera del lavoro mantiene ancora la barra ferma contro lipotesi che il Comune scenda sotto il 51% nella società aeroportuale. I confederali hanno indetto per il 27 marzo uno sciopero che metterà i voli a rischio per quattro ore dalle 11 alle 15. Il diritto allo sciopero «è legittimo e sacrosanto» afferma Pisapia.
A Tabacci che ieri è intervenuto al congresso delle Acli contesta la mobilitazione Sea, il segretario regionale della Cgil Onorio Rosati ha replicato che «ognuno si assumerà la responsabilità delle proprie scelte, i lavoratori per ora non hanno altra possibilità per far valere le loro ragioni». É «davvero singolare pensare di chiamare i lavoratori ai sacrifici, quando aziende come la Sea sono in difficoltà e poi, quando cè da decidere del loro futuro, ci pensano sempre gli altri».
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