Le battaglie contro i pedofili

La "vergogna" per gli abusi del clero

Le battaglie contro i pedofili
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Il capo chino in preghiera e la parola «vergogna» pronunciata in più occasioni: è l'immagine che racchiude il dolore di Francesco che nel suo pontificato ha posto tra le priorità la lotta alla pedofilia e agli abusi che per decenni hanno devastato la Chiesa, incrinando la sua credibilità. In molti dei suoi viaggi ha incontrato le vittime, ma lo ha fatto anche in Vaticano e nel 2019 ha convocato uno storico summit con i capi delle conferenze episcopali e i responsabili degli ordini religiosi di tutto il mondo. Ma non è l'unica grande sfida che Francesco ha dovuto affrontare: in primo piano anche la riforma della Curia e la stretta sulle finanze, la ragione principe per la quale arrivò al Soglio di Pietro. Proprio i suoi appunti e i suoi interventi pre-conclave sulla necessità di imboccare la strada di «una Chiesa povera per i poveri» sono stati alla base dei tanti voti convogliati su di lui. E ancora la giustizia, per la quale decise con un Motu proprio, che non c'era più immunità di nessun tipo: anche vescovi e cardinali, accusati di reati penali dai magistrati vaticani, se rinviati a giudizio, devono essere processati dal Tribunale come tutti gli altri e non da una Corte di Cassazione presieduta da un cardinale. Nessuno è intoccabile e il primo a sperimentarlo è stato il cardinale Angelo Becciu.

La lotta alla pedofilia è stato un processo doloroso ma deciso. A scuotere il Papa furono i racconti delle vittime alle quali ha aperto le porte della sua casa a Santa Marta. Nel 2014 istituisce una commissione per velocizzare l'esame delle denunce nei confronti di religiosi.

Nel 2016 rafforza le norme che prevedono la rimozione dei vescovi precisando che tra le «cause gravi» è compresa «la negligenza dei vescovi nell'esercizio del loro ufficio, in particolare relativamente ai casi di abusi sessuali compiuti su minori ed adulti vulnerabili».

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