«Una vergogna che il Prc candidi Rashid»

«Una vergogna che il Prc candidi Rashid»

Mario Sechi

da Roma

Ambasciatore Gol, abbiamo assistito a una manifestazione politica organizzata dal Pdci dove sono state bruciate la bandiera americana e quella israeliana. Che cosa ne pensa lei, l’ambasciatore d’Israele in Italia?
«Non dobbiamo esagerare, è un fenomeno che ha riguardato poche persone. Ma è comunque un fenomeno pericoloso. È una vergogna per tutta l’Italia che deve fare il massimo per bloccare questo tipo di eventi. Sono i musulmani radicali, i membri di al Fatah e della jihad islamica e di Hamas a bruciare le bandiere di Israele in Medio Oriente. Per i comunisti italiani sarà meglio adottare altri mezzi e non quelli dell’Islam fanatico radicale».
Il Pdci afferma che la politica israeliana nei confronti dei palestinesi è razzista e colonialista.
«È una visione totalmente sbagliata. Sarà molto meglio per loro studiare un po’. Il problema per molti membri di questi gruppi estremisti è l’ignoranza, l’antisemitismo è una malattia e la parte centrale di questa malattia è l’ignoranza, per queste persone è necessario studiare e per la società italiana è necessario educare. Ho visto elementi estremisti della sinistra italiana l’anno scorso manifestare all’università di Firenze. Odio, combinazione di odio e ignoranza».
C’è stata una manifestazione della comunità ebraica sotto la sede del Pdci oggi a Roma. Un’azione simbolica necessaria?
«Sono cittadini italiani e deve essere chiaro che le dimostrazioni non possono essere a senso unico. C’è chi dimostra contro Israele e brucia le bandiere e proprio per questo è il minimo dei minimi esprimere la propria disapprovazione. Io ho partecipato alla manifestazione del Foglio davanti all’ambasciata dell’Iran a Roma perché quando un Paese aderente alle Nazioni Unite dice che vuol cancellare Israele dalla carta geografica, il minimo per un ambasciatore è essere parte di quell’evento per dire “no, questo non è possibile. Questo è odio e noi lo combattiamo”».
A proposito di odio e Israele. Nel programma politico di Hamas c’è la cancellazione dello Stato israeliano. Ma un uomo della sinistra non estremista come Massimo D’Alema dice che «bisogna capire le ragioni dell’odio». Cosa significa?
«Non lo so, questo per me è totalmente ridicolo. È come dire che di fronte a uno sterminio di massa dobbiamo capire i motivi per cui hanno ucciso 50 o 100 persone. No, il fatto è che hanno ucciso 50 o 100 persone. E per noi l’importante è evitare gli stermini di massa. Che significa capire le ragioni e le radici dell’odio? Quando c’è un’organizzazione che vuole distruggere altre persone, perché dovrebbe essere necessario per me, per voi o per D’Alema capire queste persone? Prima di tutto dobbiamo combattere, non capire. Perché capire significa dare legittimità morale, e anche un solo uno per cento di legittimità è un errore enorme».
C’è il rischio della politica del compromesso?
«Grande rischio di compromesso. Esattamente come l’idea di continuare ad aiutare l’Autorità palestinese. L’ha detto anche Fassino in un’intervista che bisogna aiutare gli estremisti. È ridicolo, abbiamo già visto all’opera gli estremisti arabi, parlano ma non aiutano. L’Europa non può concedere i finanziamenti e dare legittimità morale a Hamas, non si può aiutare un governo estremista - la cui idea è quella di distruggere lo Stato d’Israele - con soldi che sono anche del contribuente italiano. Non c’è un motivo per gli italiani di finanziare il terrorismo di Hamas».
E perché l’Europa allora ha questa posizione così attendista?
«L’Europa negli ultimi anni ha mostrato una linea di... adulation, adulazione. Questo è molto pericoloso. Contro il terrorismo, l’unica linea è quella dura. La linea morbida è sbagliata. C’è chi parla di dialogo e pace pace pace, ma c’è una grande differenza tra la pace vera e la pace falsa. Per molti europei è sufficiente lo slogan pace, invece non è per niente sufficiente. Dobbiamo essere sicuri al cento per cento sui contenuti di ogni accordo. L’Europa con questo tipo di politica cerca la tranquillità».
Lei vede all’orizzonte una nuova sindrome di Monaco?
«Assolutamente sì. Esattamente come l’errore di Chamberlain nel 1938, è sempre necessario studiare il passato. Non solo non evitò la guerra, ma Hitler fu incoraggiato dalla debolezza europea a entrare in conflitto e provare a distruggere il mondo. Ci sono alcune persone che parlano per Hamas di processo democratico. Che significa? Qui siamo di fronte a un gruppo non democratico che cerca di avvantaggiarsi con i mezzi della democrazia per andare al potere. Esattamente come Mussolini 85 anni fa e come Hitler. Questo non li ha cambiati in due leader democratici. È un grande errore pensare che possa servire il dialogo con Hamas, l’Iran, gli Hezbollah...».
...Prodi dice che ci vuole il dialogo...
«...ma dialogo con chi? Io e lei possiamo dialogare. Ma come si può con chi ha l’idea di distruggere Israele? Sarebbe un dialogo a senso unico. Vogliono distruggere tutti i valori del sistema democratico occidentale: la prima fase di questo piano è distruggere Israele, ma per loro non sarà sufficiente. Questa è solo la prima tappa, dopo verranno Italia, Francia, Inghilterra. Non occorre essere un grande investigatore per leggere la stampa araba, guardare le loro televisioni. Dicono: iniziamo oggi qui e continuiamo domani da un’altra parte».
Immagino non le sia sfuggita l’intervista del Giornale ad Ali Rashid, dirigente dell’Olp in Italia candidato in Parlamento da Rifondazione comunista. Dice che Sharon è un criminale di guerra.
«Ali Rashid è un rivoluzionario da albergo a cinque stelle. Come Arafat, un altro grande rivoluzionario... da un albergo all’altro. Ridicolo. È in Italia dal 1971 e che ha fatto per la Palestina Ali Rashid? È vissuto qui a Roma per trentacinque anni e vivere qui, in Italia, questo è aiutare la Palestina?».
Ora potrà farlo candidandosi al Parlamento...
«Come italiano! In due minuti, come un instant coffee, gli è stata data la cittadinanza. Le cose dette da Ali Rashid sul nostro premier Sharon non meritano neppure una risposta. È una persona senza onore, la sua candidatura è una vergogna per l’Italia, è una vergogna anche per i palestinesi. Io posso accettare un rappresentante palestinese che è un patriota, ma lui è un patriota della comodità. Qui in Italia».
Francesco Rutelli va in Israele e dice che la linea politica di Berlusconi è stata giusta. Poi sempre a sinistra ci sono Bertinotti e Diliberto che stanno dalla parte opposta. Come conciliare queste posizioni?
«Sarà difficile per loro. Nel primo governo della sinistra Diliberto era ministro. E Diliberto è un grande amico di Hassan Nasrallah (il capo degli hezbollah, ndr), uno che predica la distruzione di Israele. E forse Diliberto sarà di nuovo ministro. Un ministro italiano che appoggia il terrorismo. Questo è strano, ma è un aspetto che deve risolvere la politica italiana. Voglio sottolineare però che l’amicizia con Israele non è solo il frutto di questo governo, è di antica data ed è diffusa in molti settori - non tutti - della sinistra italiana. Ma più importante per me è la grande amicizia che tutti gli italiani dimostrano a Israele, ogni giorno».
Ha letto il manifesto per l’Occidente presentato dal presidente del Senato Marcello Pera?
«Pera è un grande amico di Israele. Non voglio entrare nelle vicende della politica italiana, ma è vero che questo è un momento di grande difficoltà per la civiltà occidentale. L’Iran con il suo armamento nucleare è una minaccia per il mondo democratico occidentale. Le idee di Hamas, le idee dell’estremismo e fanatismo radicale arabo, sono quelle di conquistare e distruggere i valori che noi tutti condividiamo. È un grande errore pensare - come nel 1968, quando dirottarono il primo aereo della El-Al da Atene in Algeria - che questo sia solo un problema degli israeliani. Già nel 1970 il terrorismo era un problema globale e quello era solo l’antipasto. Dobbiamo combatterlo insieme, è una grande sfida e oggi vediamo - con l’intervento degli americani - quanto sia difficile costruire la democrazia».
A questo proposito: l’Irak è sull’orlo della guerra civile. Che ruolo gioca l’Iran in questa partita?
«L’Irak è un esempio straordinario, una situazione assurda: arabi che uccidono altri arabi, ogni giorno, senza alcun rispetto per la religione. Loro parlano di tolleranza e poi ritengono legittimo distruggere la moschea di Samarra.

C’è chi vuole creare il caos per indurre gli americani ad abbandonare l’Irak. Per loro sarebbe una grande vittoria, conquistata al prezzo di migliaia e migliaia di vite di arabi uccisi da altri arabi. La domanda principale qui è una sola: chi finanzia tutto questo?».

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