da Ramallah
Lui il titolo non lo gradisce, ma le elezioni del 2005 gli hanno appiccicato addosso il marchio di spin doctor di Hamas. Di certo parte della vittoria conseguita allora dal movimento fondamentalista fu anche frutto dei suoi consigli e delle sue strategie. Da allora Nashat Aqtash, 45enne professore delluniversità di Bir Zeit ed esperto di comunicazione, è considerato uno dei più attenti conoscitori della struttura interna di Hamas e della complessa catena decisionale del movimento.
«Per comprendere il colpo di mano di Gaza bisogna ricordare le promesse fatte alle elezioni - spiega il professore palestinese in questa intervista esclusiva al Giornale -: Hamas aveva promesso ordine, sicurezza e lotta alla corruzione. A Gaza le forze di sicurezza fedeli a Fatah, in particolar modo quelle di Mohammad Dahlan, erano la fonte stessa del caos e del disordine. Dopo laccordo della Mecca e la formazione del governo di unità nazionale il movimento era in rivolta. I militanti accusavano i vertici di aver svenduto la vittoria elettorale e di non aver rispettato le promesse. Hamas ha deciso di giocare il tutto per tutto. Decisione discutibile perché lo costringe a rinunciare alla Cisgiordania e azzardata perché nessuno sa se potrà sopravvivere alla pressione internazionale. Ma per le dinamiche interne è stata una scelta obbligata. E poi dovevano saldare il conto con Dahlan».
Che conto?
«Dahlan aveva preparato il colpo di Stato per dissolvere il governo di Hamas con la forza, ma dentro Fatah lo avevano seguito solo in dieci. Da allora non ha messo più piede a Gaza e Hamas gli ha giurato vendetta. Del resto sapevano di poter contare sullaiuto dei tantissimi esponenti di Fatah che a Gaza odiano Dahlan. Nei prossimi giorni aspettatevi un documento in cui gli ex compagni di Dahlan ringraziano Hamas per aver ripulito Fatah dai collaboratori, ovvero dagli amici di Israele».
Molti sospettano un ruolo iraniano.
«LIran garantisce la sopravvivenza e il rafforzamento di Hamas con un costante afflusso di armi e munizioni e fornendo addestramento e appoggi ai militanti di Hamas, ma non detta la linea ad Hamas. Il gruppo dirigente del movimento è ben solido e non ha certo una comunanza ideologica con la Repubblica islamica. Ne accetta laiuto, in base allidea che i nemici dei miei nemici sono amici».
Avranno anche riportato lordine, ma ora dovranno sfamare la propria gente...
«Questa è la parte più difficile della scommessa, e non so se ci hanno veramente pensato. Lo scontro con le forze di sicurezza e limpossibilità di imporre le proprie decisioni erano lassillo principale. Le risorse non mancano. Hanno montagne di dollari e hanno dimostrato di saper fronteggiare lassedio e laccerchiamento israeliano. Grazie ai tunnel e ad altri sistemi le armi e i soldi sono sempre arrivati a Gaza. Anzi, da un certo punto di vista laccerchiamento li ha resi più forti. Oggi controllano e pagano 30mila uomini, un esercito mai posseduto prima. Il rischio è che Israele decida daffrontarlo. Da questo punto di vista la loro forza è diventata vulnerabilità».
Israele dice di non volere intervenire.
«Se volesse vincere e fosse disposto a sacrificare i suoi uomini questa sarebbe loccasione giusta. Quei 30mila uomini ora sono alla luce del sole, devono difendere lordine di Gaza, non sono più guerriglieri invisibili. Tagliando luce e acqua, distruggendo le infrastrutture, portando la popolazione allo stremo e poi invadendo Gaza Israele può annientare Hamas. Questo forse i capi di Hamas non lhanno calcolato».
La vittoria di Hamas fermerà la penetrazione di Al Qaida?
«Al Qaida in Palestina non esiste come struttura, ma le sue idee si vanno diffondendo con una velocità impressionante. A marzo ho effettuato un sondaggio tra i leader di Hamas e ho scoperto che il venti per cento approva la metodologia di Al Qaida. Dal loro punto di vista Hamas è un movimento moderato che ha vinto una prova democratica ed è stato messo allangolo dal mondo occidentale.
Il presidente Mahmoud Abbas chiede lintervento di una forza internazionale a Gaza. Un altro rischio per Hamas?
«E chi sarà così pazzo da andarci?»
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