«Vietiamo i matrimoni dei clandestini»

«Sì, lo voglio». E vissero per sempre italiani e contenti. Sì, perché basta poco per ottenere la cittadinanza: un clandestino si «innamora» di un’italiana, convolano a nozze e il gioco è fatto. «Allo stato dei fatti nessun ufficiale comunale può chiedere al promesso sposo straniero di mostrare il permesso di soggiorno, basta il passaporto - lamenta Matteo Salvini, consigliere comunale leghista - per questo vogliamo che Milano segua la strada aperta dal sindaco di Caravaggio». Leghista pure lui (neanche a dirlo) e amante della legalità, «mica xenofobo» - si difende il primo cittadino Giuseppe Prevedini. Da Caravaggio a Palazzo Marino: l’ordinanza che impone agli stranieri che si vogliono sposare (nell’ultimo anno ben 683) di esibire il permesso di soggiorno giace nell’ufficio della Moratti. «Il Comune ci sta lavorando - ha dichiarato il sindaco - per valutare quali risposte si possono dare rispetto alle leggi nazionali». Perché è la legge italiana che rende possibile l’aggiramento della Bossi-Fini. «Ricordo di aver celebrato diversi matrimoni che sapevano di fuffa - rammenta il vicesindaco Riccardo De Corato -. Si presentavano da me coppie formate da un’anziana e da un giovane straniero, o viceversa. Difficile pensare che fosse vero amore, anche perché spesso divorziavano dopo qualche mese». Anche Salvini ricorda episodi del genere: «Nella mia vita avrò celebrato centinaia di matrimoni, molti dei quali evidentemente erano finti. Ma che potevo farci?», si domanda il consigliere comunale.

Se la giunta si decidesse a prendere una posizione simile a quella del sindaco di Caravaggio, a Milano escamotage del genere non sarebbero più possibili. «Intanto - conclude De Corato - sono pronto a presentare una proposta di legge per evitare ai clandestini di entrare in Italia da questa finestra».

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