Vietnam, Moody's taglia i rating: è la Grecia dei Paesi asiatici

Molti gruppi italiani hanno investito ad Hanoi: da Piaggio a Danieli a Perfetti

Non c’è solo il debito sovrano europeo ad allarmare. Un possibile focolaio di crisi è a Oriente, dove il Vietnam - tra i Paesi asiatici in maggior espansione - è finito sotto la scure di Moody’s che ha pesantemente abbassato i rating sui titoli di Stato, da «B1» a «Ba3». Le prospettive inoltre restano negative, preludio a possibili ulteriori declassamenti a fronte di una «perdurante instabilità macroeconomica». Il warning dell’agenzia di rating potrebbe essere stato accolto con preoccupazione dalle molte aziende italiane che hanno aperto in Vietnam siti produttivi, attratti anche dal basso costo della manodopera.

Sul Paese ha scommesso in particolare la Piaggio di Roberto Colaninno, che produce oltre 100mila Vespa all’anno per il mercato locale, ma è presente anche la friulana Danieli, che ha firmato una joint venture con un’azienda locale per la produzione di impianti siderurgici. In Vietnam vengono fabbricate anche le caramelle Perfetti in due impianti produttivi con circa 1.500 addetti. All’appello non manca la Merloni Termo Sanitari che ha uno stabilimento di 6mila metri quadri nel parco industriale di Thien Son.

Anche se il clima allarmistico sul Vietnam è cresciuto, le aziende italiane che vi hanno investito ostentano sicurezza in quanto sono presenti nel Paese sul fronte produttivo e non su quello finanziario. Il Paese, in compenso, è stato indicato come anello debole della «periferia dell’Asia». In pratica, un po’ come la Grecia e l’Irlanda, che hanno fatto tremare le piazze finanziarie del Vecchio continente.
Il declassamento da parte di Moody’s giunge dopo che la prima società di cantieristica locale, la Vinashin, ha dichiarato di non poter onorare una rata da 60 milioni di dollari sui suoi circa 600 milioni di debiti totali. Il caso Vinashin, per Moody’s, è cruciale perché prelude a una possibile insolvenza sui pagamenti del gruppo statale. Quanto al governo, si è defilato dicendo che tocca solo alla società onorare i suoi debiti. Insomma, un quadro critico nonostante lo scorso anno, grazie alle misure di stimolo, il Vietnam fosse riuscito a registrare uno dei maggiori tassi di crescita di tutta l’Asia.

Ma poi le autorità hanno mancato di avviare l’inasprimento di politica monetaria lasciando che la moneta locale, il dong, si deprezzasse, facendo aumentare i rischi di una crisi sulla bilancia dei pagamenti. M.C.

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