Villa Celimontana Croppi: il jazz è un valore aggiunto per il parco

Seicento mq «occupati» dalla musica su 18 ettari di villa. Questo l’oggetto del contendere per Villa Celimontana. Tra un comitato dei residenti del Celio che rivendica una privazione di spazio «verde» invaso dalle strutture dell’associazione Villa Celimontana Jazz, prolungate fino alle feste natalizie dall’estate, e chi, come il presidente dell’associazione Giampiero Rubei e l’assessore capitolino alla Cultura Umberto Croppi che sostengono «l’importanza e la legittimità dell’operazione». Le strutture di fatto sono rimaste in piedi in due mesi di «interregno» tra l’estate romana e il Natale. A illustare la dinamica è Rubei: «Noi abbiamo finito a fine settembre col festival del jazz. Poi la Camera di Commercio ci ha chiesta di poter utilizzare le nostre stesse strutture con l’autorizzazione del Comune. Quando hanno finito, si era già a metà novembre, così ci siamo detti: val la pena smontare per poi rimontare a dicembre? Così abbiamo chiesto la proroga». Ma l’idea di portare un presidio stabile per la musica a Villa Celimontana trova l’appoggio dell’assessore: «L’istanza che viene dagli organizzatori del festival di dotare Villa Celimontana, o altre ville storiche di Roma, di strutture stabili mi sembra plausibile - dice Croppi -. L’associazione ha chiesto di prolungare l’attività fino all’inverno in un quadro di legittimità. Disponendo di tutte le autorizzazioni comprese quelle delle soprintendenze comunali e statali. Nel periodo natalizio si è svolta attività musicale giornaliera utilizzando le strutture montate d’estate con l’aggiunta di una copertura».

«In tutte le città europee si può ascoltare musica in villa tutto l’anno - insiste Croppi - Roma, che è dotata di un clima mite questa possibilità non ce l’ha. Ma dotare di manifestazioni stabili le ville significa anche arrivare a concepire strutture esteticamente più compatibili con il contesto. La precaretà invece elimina questa possibilità».

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