Roma - Il governo difende Vincenzo Visco. La sua maggioranza no. Ma nell’aula della Camera, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti dice che l’esecutivo «conferma piena fiducia al viceministro» e che non c’è stata nessuna «indebita pressione» sul comandante generale della Guardia di Finanza, Roberto Speciale, per i trasferimenti degli ufficiali della Lombardia che si occupavano della vicenda Bnl-Unipol.
È il succo della risposta data al question time all’interrogazione di An. Nel momento in cui affossa Speciale, Chiti ribadisce «il ringraziamento e l’apprezzamento del governo alla Guardia di Finanza», aggiungendo che «Visco non ha mai messo in discussione che la responsabilità dei movimenti di personale della Gdf spetta al comando generale». Il ministro non entra nei particolari, non spiega come mai le posizioni di Visco e di Speciale siano inconciliabili. Chiti aggiunge che «i trasferimenti degli ufficiali a Milano non hanno nulla a che vedere con la vicenda Unipol, in quanto Milano era solo parzialmente interessata alle indagini che erano prevalentemente condotte dalla polizia valutaria di Roma». Assicura che tutti gli aspetti della vicenda saranno affrontati in Senato, il 6 giugno, quando sarà discussa la mozione della Cdl che chiede il ritiro delle deleghe a Visco e anche i documenti presentati da brani del centrosinistra, dall’Italia dei Valori alla Margherita, alla Sinistra democratica per chiedere chiarezza. L’ultima mossa è del leghista Roberto Calderoli che ha presentato un ordine del giorno che, come quello dell’Idv chiede la revoca della delega sulla GdF a Visco. Prima, aveva presentato una mozione perché al governo di riconfermare la fiducia a Speciale. E per il governo c’è aria di trappola.
Intanto Chiti, serafico, rimane fermo alla dichiarazione del premier alla Camera il 26 luglio scorso, come nulla fosse successo dopo, mentre dai banchi di An Maurizio Gasparri protesta sbandierando Il Giornale con gli ultimi documenti in cui non uno ma 4 generali testimoniano che le pressioni di Visco ci sono state, eccome. Dopo queste rivelazioni, per il coordinatore di Fi Sandro Bondi, non basta più il ritiro delle deleghe a Visco». Eppure, Chiti dice: «Se ci fosse stata una indebita pressione sul generale Speciale, avrebbe potuto e anzi dovuto opporvisi; se non lo ha fatto è perché evidentemente non c’è stata». Insomma, il viceministro «non ha costretto nessuno a fare alcunché: non ne avrebbe avuto né la possibilità né i mezzi, né glielo avrebbe consentito la sua formazione culturale e la sua correttezza istituzionale». Anzi, le proposte di trasferimenti sono arrivate da Speciale «nel quadro di un complessivo quadro di avvicendamenti». E Visco avrebbe chiesto di ascoltare lo Stato maggiore, è «falso» il contrario e questo è stato «uno dei principali punti di dissenso con il comandante generale». Quanto alle richieste di chiarimenti dei magistrati milanesi, il viceministro non ne avrebbe saputo nulla e «di sua iniziativa ha chiesto di incontrare il procuratore Minale». Il comportamento del numero due dell’Economia è «ineccepibile e coerente» con le sue deleghe.
Discorso chiuso? Non per la Cdl che insiste sulle dimissioni di Visco, né per settori della maggioranza che mettono a rischio il governo al voto in Senato. Si parla di fiducia, ma per Chiti non ci si è «posto neanche l’interrogativo». Aggiunge che non è ancora stabilito se sarà Romano Prodi a venire in Senato.
Nell’aula di Montecitorio Gasparri replica veemente a Chiti, accusandolo di aver mentito «in maniera spudorata al Parlamento».
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