da Roma
Scalini al posto dello scalone. E rinvio del nodo dei coefficienti di trasformazione, sulla base dei quali viene calcolata la pensione. Il tavolo sulla previdenza non è ancora ripreso. Ma il richiamo del governatore di Bankitalia Mario Draghi lascia intravedere quello che potrebbe diventare lesito della trattativa. Che dovrebbe avere tempi brevi. Il segretario della Cgil Guglielmo Epifani ha chiesto di accelerare il confronto. Per quanto riguarda i coefficienti ha precisato che il sindacato vuole applicarli, ma «intendiamo poterli rivedere e renderli più intelligenti, perché così come sono penalizzano troppo i giovani che domani andranno in pensione». Anche per il leader della Uil vanno cambiati.
Parole che fanno pensare ad unapertura su uno degli argomenti tabù per le organizzazioni sindacali, che si sono sempre rifiutati di avallare un taglio alle pensioni. «Prematuro» parlare di apertura, ha assicurato il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. Prima bisogna pensare «alla rivalutazione delle pensioni, al secondo livello di contrattazione nel pubblico e nel privato e agli ammortizzatori».
Come dire che, visto che lintesa sulle pensioni deve essere trovata prima del varo del Dpef e quindi prima di luglio, lunica alternativa è un rinvio del capitolo coefficienti. Lintesa potrebbe quindi riguardare solo la trasformazione dello scalone della riforma Maroni (età pensionabile da 57 a 60 con 35 anni di contributi a partire dal 2008) in un aumento più graduale, mentre sui coefficienti potrebbe passare un richiamo generico. Un po come è successo con gli statali, che hanno ottenuto gli aumenti e hanno rinviato al prossimo rinnovo la durata triennale del contratto.
Il passaggio agli scalini potrebbe comunque rivelarsi meno facile del previsto. A dare battaglia è la sinistra radicale. In particolare ieri è stato il Partito dei comunisti italiani a spiegare al governo e al ministro del Lavoro Cesare Damiano che anche con laumento graduale «non ci siamo». Perché, spiega Manuela Palermi, capogruppo Verdi-Pdci al Senato «questa è la proposta del governo Berlusconi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.