Nino Materi
Da oggi avremo un motivo in più per dire che la Puglia è la regione più europea del Mezzogiorno. Pare infatti che il primo uomo del Vecchio Continente (anzi vecchissimo, visto che parliamo di preistoria) vivesse dalle parti della Capitanata già un milione e cinquecento anni fa e che, da qui, si sia poi trasferito nel resto dell'Europa: a dimostrazione che nel Sud quello dell’«emigrazione» è davvero un problema di vecchia data...
Le prove vengono da una serie di manufatti in selce fra cui 15 schegge ritrovate in una cava ad Apricena, in provincia di Foggia: la scoperta si deve a un gruppo di ricerca delle università di Roma La Sapienza, di Torino, Firenze e Ferrara che ne ha dato l'annuncio durante il congresso dell'Unione internazionale di scienze preistoriche di Lisbona.
Gli oggetti ritrovati consistono in «nuclei di pietre usate per realizzare utensili e schegge utilizzate per la scuoiatura degli animali», hanno osservato gli esperti dell’équipe palentologica.
«Questa scoperta - ha dichiarato all’Ansa il professor Carmelo Petronio, docente di Paleontologia dei vertebrati all'università La Sapienza - consente di testimoniare come l'uomo si fosse già diffuso in Europa in un intervallo temporale prossimo a 1,7 milioni di anni fa e come fosse già in possesso di un comportamento “tecnologico complesso” perché era in grado di costruire oggetti».
Secondo gli studiosi, la scoperta della presenza dell'uomo in questa epoca nel cuore del bacino mediterraneo «riapre il dibattito sulle origini del popolamento di tutta l'Europa, avvalorando l'ipotesi di una migrazione da est, attraverso il cosiddetto Corridoio Levantino, e non dall'Africa nord-occidentale come suggerirebbero i fossili spagnoli, finora considerati i più antichi» ritrovati nel sud della Spagna. Quelli infatti appartengono al cosiddetto Homo antecessor, sono di apparente derivazione nordafricana e appartengono a un periodo compreso fra gli 800mila e un milione di anni fa.
Secondo Petronio si fa un po’ più di luce sulla rotta dei primi uomini che lasciarono il continente africano, «l'homo ergaster si diresse in Asia dove continuò ad evolversi diventando homo erectus, un gruppo, però, prima dell'evoluzione si spinse verso il Caucaso e da qui probabilmente continuò a migrare fino a raggiungere l'Italia meridionale».
L'ipotesi di una migrazione dall'Asia, ha osservato Petronio, «deriva dal ritrovamento, nel Caucaso meridionale, in Georgia, di ossa umane appartenenti all'homo antecessor e di manufatti tutti databili intorno a un milione e ottocentomila anni fa. Gli oggetti sono molto simili nella lavorazione a quelli ritrovati in Puglia».
La datazione degli oggetti scoperti in Puglia deriva dal fatto che nello stesso luogo sono stati ritrovati anche resti di oltre cento animali fra cui 45 mammiferi come tigri dai denti a sciabola e mammuth, già datati a un milione e cinquecento anni fa.
«Si tratta dei più antichi ritrovamenti italiani - ha concluso il paleontologo -: prima di essi era stato rinvenuto soltanto un osso cranico appartenente al cosiddetto uomo di Ceprano, vissuto circa 700-800mila anni fa».
Una prima descrizione dei ritrovamenti sarà pubblicata sulla rivista tedesca Naturwissenschaften e sull'edizione italiana del National Geographic. Prossimo obiettivo degli scavi: «Far venire alla luce i resti del primo uomo europeo». O meglio, il suo antenato pugliese.
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