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«Voglio il sorpasso. Adriano? Non è lui»

Gian Piero Scevola

L’Inter ha rialzato la cresta, vede il Milan a due lunghezze e vuole, costi quel che costi, portarsi a casa questo derby numero 262. Se poi ci mettiamo che sono ben 1.092 i giorni passati dall’ultima vittoria dei nerazzurri contro i rossoneri in partite ufficiali (3 marzo 2002 con un gol di Vieri), allora il digiuno è davvero lungo, troppo lungo. Lo sa bene Massimo Moratti, il patron interista che non perde mai la speranza, che ha sempre il sorriso pronto anche nei momenti di delusione (e sono tanti quelli passati da quando, 11 anni fa, divenne proprietario dell’Inter), che sogna di appuntarsi sul petto quello scudetto che in casa nerazzurra manca dal 1989. Moratti spera, Moratti ci crede, la sua fede nella banda Mancini è incrollabile e anche ieri, come spesso in passato, ha suonato la carica per la truppa consegnata in quel di Appiano Gentile.
«L’obiettivo è vincere, per forza e naturalmente anche se il derby è una partita particolare, un po’ strana. Però se facciamo tutte le cose bene, con ordine e intelligenza possiamo raggiungere il nostro obiettivo, anche se ovviamente, sarà lo stesso del Milan», afferma Moratti. Che poi si sofferma sul particolare momento delle due squadre: «Psicologicamente arriviamo un po’ meglio di loro, a Glasgow eravamo già qualificati e abbiamo giocato con tranquillità, anche bene e qualcuno ha pure potuto riposarsi. Il Milan invece è stato costretto ad un duro stress psicofisico contro lo Schalke e potrebbe anche risentirne. Ma poi dipende sempre dal rendimento dei calciatori in campo, se riusciranno a dare il massimo, con il loro carattere, la loro forza».
E sui nerazzurri, Moratti ha qualcosa da dire, una speranza tradita, un’illusione perduta: «Puntavo molto su Recoba, ultimamente l’avevo visto molto bene, speravo davvero potesse essere lui l’uomo-derby, ma dalle sue condizioni fisiche mi sembra di capire che potrebbe addirittura non esserci. Adriano? Non è ancora lui, si sta riprendendo da un periodo così così ma se vuole può essere lui l’uomo decisivo, se giocherà con la determinazione e la forza necessarie. Però attenzione, perché anche nel Milan ci sono giocatori che sono capaci di essere decisivi in una stracittadina e quindi bisognerà fare molta attenzione». Rossoneri da temere, i soliti, i vari Shevchenko, Kakà, Gilardino, le punizioni di Pirlo, ma anche un certo Vieri.
Moratti sorride alla provocazione, ma non si fa cogliere impreparato: «Vieri ora fa parte del Milan. Con noi ha passato bei momenti e lo ricordiamo con simpatia. Se gioca è sempre un attaccante pericoloso, ma non lo affronteremo con particolari complessi. Sono tanti i rossoneri che possono fare paura. Comunque questa non è una partita da ultima spiaggia e se qualcuno dovesse perdere non darà ancora l’addio allo scudetto. Resterà solo l’amaro in bocca per una sconfitta nel derby e nient’altro. Il campionato è ancora lungo, la Juventus sta andando a mille, ma bisogna continuare a sperare».
Moratti mette poi, per un momento solo, il derby nel cassetto e guarda avanti, all’obiettivo Champions che tanto interessa all’Inter. «Tra una settimana ci sarà il sorteggio e vedremo chi ci toccherà affrontare, anche se per arrivare a vincere la Champions bisogna batterle tutte. C’è chi preferirebbe affrontare un avversario meno forte sulla carta, ma in questi casi c’è poi il problema di non avere la giusta attenzione per superare l’ostacolo. C’è chi invece vorrebbe confrontarsi subito con le squadre più forti, con i rischi che sappiamo. Ripeto: per vincere, prima o dopo, bisogna comunque superare tutti gli avversari».

Sorride ancora quando si accenna al Real Madrid, la squadra che Moratti spera di incrociare nel sorteggio di Nyon, mentre Chelsea e Bayern Monaco preferirebbe lasciarle ad altri. «Ma c’è ancora tempo - conclude il patron nerazzurro - prima godiamoci questo derby che, lo ribadisco, naturalmente dobbiamo vincere».

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