«Vogliono cancellare la memoria di Biagi»

Mario Sechi

da Roma

Oggi è il giorno dell’anniversario della morte di Marco Biagi, la sinistra su questa data è riuscita a dividersi e il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini è «molto rammaricato» che nella sua città, Bologna, ci siano state «polemiche politiche che sono l’ennesima dimostrazione di come una parte del Paese voglia rimuovere una memoria scomoda, quella di Marco Biagi».
Presidente Casini, in realtà la sinistra non vuol rimuovere solo la memoria ma anche la legge di Marco Biagi. Perché?
«Perché è una riforma che dà fastidio al sindacato. E qui i nodi vengono al pettine. Non si può andare dalla Cgil e dire che quella piattaforma rappresenta il centrosinistra e poi andare da Confindustria a ripetere le stesse cose. Le due ricette sono antagoniste. E l’esempio tipico è quello della legge Biagi: bisogna spiegare ai sindacalisti che meno garanzie sono un fatto doloroso, ma servono per dare più opportunità. L’alternativa è quella di restare fuori dal mercato del lavoro. C’è uno studio interessante di comparazione tra Italia e Paesi europei sul tempo determinato e vediamo che in Svezia, regno delle garanzie, ci sono più lavori a tempo determinato che in Italia».
Perché un imprenditore dovrebbe votare il centrosinistra?
«Che ci siano industriali orientati a sinistra non mi scandalizza, ma che il messaggio di Prodi possa essere efficace per la Confindustria questo mi riesce più difficile da capire».
Prodi promette di ridurre il cuneo fiscale.
«Quando Prodi dice di abbassare il cuneo fiscale di cinque punti e genericamente ne individua la copertura con la lotta all’evasione, tutti capiscono che in realtà è una mistificazione perché l’unico modo per reperire 20mila miliardi per abbassare in un anno il cuneo fiscale è quello di colpire pesantemente le rendite finanziarie».
La sinistra però dice che così si colpiranno gli speculatori.
«No, così colpiranno il ceto medio. Quando parla di rimettere la tassa di successione oltre un certo patrimonio - e lo individuano in 250mila euro - tutti capiamo che basta avere un appartamento in periferia perché questo limite sia superato. Io credo che con tutti i limiti - perché penso che il governo non sia esente da responsabilità - la ricetta degli imprenditori sia più vicina a quella del centrodestra che a quella di Prodi».
Le imprese non hanno colpe?
«Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Parte del mondo imprenditoriale non ha investito sul processo di modernizzazione del prodotto. Credo che anche la parte più avvertita degli industriali sia disposta a fare autocritica».
C’è un problema sull’export e c’è la competizione con Cina e India. Che fare?
«Non credo che quella dei dazi sia la ricetta. Bisogna considerare la Cina non solo un problema ma anche un’opportunità, però la nostra capacità di penetrare sui mercati è scarsa. E soffriamo la crisi della grande impresa: abbiamo sostenuto per anni che piccolo è bello, ma nella dimensione globale il piccolo rischia di non farcela».
Bisogna agevolare i processi di fusione e concentrazione di piccole e medie imprese?
«Certamente li favorirei. E sarei anche attento a salvaguardare l’esistenza di gruppi nazionali».
Una minima riforma del mercato del lavoro in Francia ha portato i giovani in piazza. È la prova del malessere europeo?
«C’è un malessere europeo, lo verifichiamo anche nelle statistiche: l’Europa non è competitiva solo con Cina e India ma pure con gli Stati Uniti».
La causa?
«Un malinteso senso solidaristico che rischia di essere assistenzialismo».
Torniamo ai mali dell’Europa. Un ministro del suo partito, Carlo Giovanardi, ha criticato la legge olandese sull’eutanasia e si è aperto un incidente diplomatico. Chi ha sbagliato?
«Sono totalmente d’accordo con Giovanardi. Non ci può essere licenza di uccidere o selezionare i bambini o selezionare i neonati che hanno gravi malattie o peggio applicare l’eutanasia. Noi non vogliamo mancare di rispetto al Parlamento olandese, rispettiamo la loro sovranità, ma così come tante volte abbiamo sentito uomini di governo criticare Berlusconi, così io intendo essere garante della libertà di Giovanardi di poter urlare contro l’eutanasia».
Due temi: famiglia e identità. La sinistra è laicista in un Paese cattolico. Un boomerang?
«Non so se sarà un boomerang. Su questo non faccio calcoli elettorali, i valori vengono prima dei sondaggi. Noi difendiamo le ragioni della nostra convivenza e della nostra civiltà e proprio perché siamo aperti agli altri, dobbiamo aver ben chiaro il senso della tradizione e dei valori. Apertura totale agli altri, ma le regole sono le nostre, quelle dell’identità cristiana. Questa non è un’affermazione religiosa ma civile».
Non pensa che se ne parli poco in campagna elettorale?
«Se ne parla poco perché non conviene alla sinistra.

In quello schieramento c’è solo Rutelli che pensa cose simili a noi, ma è totalmente emarginato».
Come riusciranno a conciliare queste posizioni?
«Non ci riusciranno. È chiaro che se malauguratamente vincessero non governerebbero più di qualche mese».

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