Quando il loro «capo» era finto in cella, avevano pensato di diradare le loro incursioni in Lombardia, ignorando però che ai carabinieri non andava giù quella lunga striscia di rapine in banca commessa da un fantomatico gruppo di siciliani. Gli investigatori dopo un anno e mezzo di indagini sono riusciti a identificare otto presunti pendolari della rapina, tutti residenti nel quartiere Brancaccio di Palermo. Ritenuti responsabili di dieci assalti, con un bottino di mezzo milione di euro.
I banditi, dai 25 ai 45 anni, si alternavano in gruppi di tre o quattro, prendevano laereo da Punta Raisi per sbarcare a Milano. Qui rubavano una macchina, mai una grossa cilindrata per non dare nellocchio, quindi iniziavano a battere la provincia in cerca della banca giusta. Appena individuato il bersaglio giusto, passavano allazione a volto scoperto, quasi mai armati, al massimo in tre occasioni hanno usato il taglierino. Bastava il tono della voce «Questa è una rapina, state calmi, nessuno si farà male e noi ce ne andremo in fretta» per controllare clienti, una volta addirittura 15, e impiegati.
Il 22 marzo 2004 però, viene fermato il capo, Salvatore Visconti, 45 anni, dopo un assalto nel Cremasco, tra laltro in compagnia del fratello di uno degli altri sette arrestati. E la banda decide che è meglio stare alla larga dalla Lombardia. Nel frattempo le indagini dei carabinieri, in particolare della compagnia di Corsico, sono proseguite. Mettendo insieme il forte accento siciliano agli identikit e ai fotogrammi delle telecamere a circuito chiuso, hanno composto un quadro abbastanza preciso dei ricercati, da inviare ai diversi comandi sparsi per lItalia. Fino a quando i marescialli delle stazioni di Partinico e di San Cipirello hanno fornito lo spunto giusto. Altri accertamenti sulle liste passeggeri delle diverse compagnie aeree hanno poi chiuso il cerchio. Così laltro giorno a Brancaccio sono scattate le manette, anche se in condizioni piuttosto vivaci, visto che cè stato un tentativo da parte dei parenti, soprattutto le donne, di difendere i congiunti.
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