Volodymyr Ivanovyc Pryjma era un laico ucraino nato nel 1906 nel villaggio di Stradcz, sito nella regione di Lviv. Naturalmente dotato di una bellissima voce da tenore, frequentò la locale scuola dei cantori e finì col diventare direttore del coro parrocchiale. Nel 1931 si sposò con Maria Stojko, dalla quale ebbe quattro figli. Appartenendo alla chiesa greco-cattolica detta «uniate» perché fedele a Roma, correva seri rischi a causa delle persecuzioni sovietiche. Ma il Pryjma non aveva paura e non smise mai con le sue attività in parrocchia. Nel 1941 il parroco, Mykola Konrad, doveva portare i sacramenti a una donna inferma e, dati i tempi che correvano, stava per avviarsi in sordina. Ma il Pryjma proprio per questo volle accompagnarlo. All'andata tutto andò bene. Fu al ritorno che le cose si misero male. I due vennero fermati da alcuni agenti del Kgb e tratti in arresto. I testimoni videro i poliziotti spingere a pugni e calci il prete e il parrocchiano fuori dal villaggio, verso il bosco di Birok. Il Pryjma, più giovane e prestante, avrebbe avuto la possibilità di darsi alla fuga ma non se la sentì di lasciare il suo parroco nelle mani della polizia. Da quel bosco i due non fecero più ritorno. Quando ritrovarono i loro cadaveri, videro che avevano cavato loro gli occhi e tagliato la lingua. Volodymyr Pryjma aveva solo trentacinque anni.
I suoi resti oggi riposano nel cimitero davanti alla chiesa di Stradcz. Giovanni Paolo II lo ha dichiarato Beato nel 2001, in occasione del suo viaggio a Lviv, insieme a tanti altri cattolici ucraini martiri del comunismo sovietico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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