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Adesso Berlusconi è prigioniero politico

I pm di Napoli: "Se non si presenta, andiamo a prelevarlo". È l’ultimo "atto di guerra" delle toghe. Come nel '94 vogliono screditarlo davanti agli occhi del­la comunità internazionale

Adesso Berlusconi 
è prigioniero politico

Nel novembre del 1994 furono i Pm di Mi­lano a spedire un avviso di garanzia a Berlusconi mentre il premier si trovava in un vertice internazionale (il G8 di Na­poli). Ieri sono stati quelli di Napoli a diffondere a mezzo stampa una sorta di mandato di comparizio­ne, con minaccia di accompagnamento coatto, con­tro il premier che stava a Strasburgo in un vertice con i leader dell’Europa sulla delicata questione dei conti pubblici italiani.

Esattamente diciassette anni dopo ci riprovano. Cambiano gli uomini e alcuni dettagli, ma la tecnica e gli obiettivi sono gli stessi: screditare Berlusconi proprio mentre i riflettori del mondo sono puntati su di lui, metterlo in difficoltà davanti agli occhi del­la comunità internazionale.

Come andò a finire nel ’94 lo sappiamo: cadde il governo, e nessuno ha pa­gato per il fatto che le accuse risultarono completa­mente infondate, tanto che il premier fu assolto per non aver commesso il fatto.Anzi,due di quei Pm,An­tonio Di Pietro e Gerardo D’Ambrosio, sono finiti di­ritti in Parlamento, eletti, guarda caso, nelle liste del Pd.

Quali siano le ambizioni del duo Lepore-Woo­dcock ( i Pm napoletani) non lo sappiamo, ma credo che a breve lo capiremo. La cosa certa è che agitano le manette davanti alla faccia del premier per una in­chiesta che non ha vittime (Berlusconi, parte lesa, esclude di essere stato ricattato da Lavitola e Taranti­ni), portata avanti da due Pm che non hanno compe­tenza per indagare ( l’eventuale reato si sarebbe con­sumato tra Bari, Roma e Milano) e che hanno sbobi­nato il contenuto delle telefonate del presidente del Consiglio in modo illegale (serviva l’autorizzazione della Camera).

Non solo. Ieri la Procura di Napoli ha lasciato intendere che se Berlusconi non si presente­rà, le persone incarcerate rimarranno al gabbio. La pratica mi ricorda quella dei terroristi che chiedeva­n­o lo scambio tra persone tenute in ostaggio e prigio­nieri politici.

Se fossimo in un Paese serio, dove i magistrati, alla pari dei politici e di tutti i cittadini, rispondessero pe­nalmente delle loro azioni, oggi partirebbe una ri­chiesta di accompagnamento coatto dei Pm napole­tani davanti a un tribunale con l’accusa di attentato alle istituzioni democratiche, con l’aggravante del­la recidiva (alcuni di quei Pm, per esempio Woo­dcock, hanno già rovinato personalità e persone poi completamente assolte, in un caso anche risarcite per ingiusta detenzione).

Per farlo ci vorrebbe alme­no un magistrato fedele al giuramento di servitore dello Stato.

E una classe politica con la schiena dirit­t­a di fronte all’invadenza criminale e ricattatoria del­la giustizia politicizzata.

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