L'Acero Rosso è un luogo speciale. È la villa più bella di Treviso, con una natura meravigliosa all'esterno e, all'interno, mobili di pregio, quadri di Canaletto, stanze immacolate, servitù. È il regno degli Afora, una famiglia che si vanta di avere origini campane di sangue blu, e in cui la padrona di casa, Donna Clara, aristocratica torinese, domina con le sue regole inflessibili e il suo disprezzo verso tutto ciò che è diverso da lei, ovvero ciò che ritiene "inferiore". Dai suoi figli Allegra e Alvise si aspetta solamente che rispettino le apparenze di perfezione e gli standard da lei stessa immaginati e fissati ma, mentre la figlia maggiore risolve tutto con una pragmaticità che talvolta diventa superficialità, il più piccolo è uno spirito sensibile, chiuso nella sua solitudine, e il suo unico sfogo è cavalcare la purosangue Fiamma.
La famiglia Caruso abita invece in un appartamento in una palazzina grigia e vecchia a San Liberale, un quartiere popolare della città. Le scale odorano di cibo e di muffa, l'ascensore di solito è rotto. Il padre manovale, la madre casalinga, tre figli, tre bravissimi ragazzi. Il più piccolo è Leonardo: passa il tempo in piscina e sui campi da calcio, è sbruffone e irresistibile.
Insomma Leonardo e Alvise non potrebbero essere più diversi, eppure il destino li fa incontrare in piscina: dei ragazzini lanciano nell'acqua Alvise, che non sa nuotare, e Leonardo lo salva. È l'inizio di una amicizia totalizzante che, forse, è anche qualcosa di più, e che è l'anima di Amami quanto io t'amo, il primo romanzo di Alfonso Signorini, appena pubblicato da Mondadori (pagg. 304, euro 20). Per lo storico direttore di Chi (oggi direttore editoriale), da anni anche volto televisivo, si tratta del primo lavoro nell'ambito della narrativa, dopo numerosi libri dedicati alle sue molte passioni: Chanel, Marilyn Monroe, Maria Callas, Chopin, Zelda e Francis Scott Fitzgerald...
Se c'è un filo conduttore con le sue opere precedenti si tratta sicuramente dell'amore, talvolta folle, travolgente, perfino distruttivo, di esistenze comuni e di carriere memorabili. Questa volta Signorini si misura però con la creazione di un mondo, quello di Alvise e Leonardo, e di chi li circonda. L'universo di Alvise ruota intorno all'Acero Rosso e al suo profumo inconfondibile "fatto di cera, fiori freschi, carta antica e legno vecchio", e che poi è "l'odore dei gioielli nascosti di Treviso, di quelle case, belle e preziose, dove nulla cambia. E dove nessuno si permetteva di cambiare". Il mondo di Leonardo è invece quello di chi vorrebbe cambiare e migliorare la propria condizione sociale, ma non al costo di snaturarsi: appena finita la scuola, Leonardo inizia a lavorare in un salumificio e, a furia di turni massacranti, con un mutuo si compra un bilocale; però non rinuncia a conquistare donne (di ogni età e rango) in giro per la città, alimentando la propria fama di playboy. Invece Alvise vorrebbe iscriversi a Lettere classiche ma, data l'opposizione della famiglia, decide di frequentare economia a Stanford. Non è detto che un oceano e un continente siano sufficienti per liberarsi da una famiglia soffocante, ma nel caso di Alvise la strategia sembra funzionare: al ritorno a Treviso dopo la laurea sembra un uomo finalmente sicuro di sé, pronto a lottare per le proprie convinzioni anche in azienda e a difendere l'amicizia con Leonardo, da sempre malvista, soprattutto da Donna Clara.
Quanto a riconoscere che questa amicizia sia qualcosa di più, non c'è America che sia sufficiente: il percorso che porta Leonardo a scoprire e a vivere la propria verità è tortuoso e lungo e passa attraverso ipocrisie, separazioni dolorose, fallimenti, scelte azzardate e il coraggio di guardarsi in faccia, che è tanto difficile da
trovare, a volte. E Signorini accompagna i suoi personaggi con delicatezza e affetto in questo viaggio, in questa esistenza a due tutt'altro che scontata, tutt'altro che facile, come ogni esistenza e come ogni amore, del resto.