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"Bello, ciao". La patetica dedica al governo di Fazio e Littizzetto nel loro addio alla Rai

Prima Michele Serra e Marco Damilano, poi il solito deprimente e tracontante duetto tra i due conduttori: l'ultima puntata sulla Rai di Che Tempo Che Fa diventa (soprattutto) un attacco al governo Meloni

"Bello, ciao". La patetica dedica al governo di Fazio e Littizzetto nel loro addio alla Rai

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"Bello ciao". La triste dedica al governo di Fazio e Littizzetto nel loro addio alla Rai

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Era complicato trovare un modo più brutto e più triste per la combricola di Che Tempo Che Fa per dare l'addio pubblico alla Rai, ma l'ultima puntata del programma è riuscita a ottenere questo straordinario risultato. Sì perché, per tutte le quattro ore abbondanti del "The last dance" di Fabio Fazio & company su Rai3, c'è stata la netta sensazione che i personaggi del cast fisso della trasmissione dovevano sfogare tutte le loro frustrazioni represse che si portavano addosso almeno da qualche mese a questa parte. Se non fosse stata per la straordinaria presenza di Sir Anthony Hopkins, questo si poteva tranquillamente classificare come il peggiore episodio di tutti i 20 anni del programma televisivo.

Il monologo di Serra è solo un attacco al centrodestra

In apertura di puntata, ci pensa lo storico autore televisivo (e attuale editorialista di Repubblica) Michele Serra a lasciare il suo personale "testamento" da tubo catodico: "C'è un brutto clima. Recriminatorio. Meschino. C'è la tendenza a incasellare tutto dentro una griglia che è al tempo stesso troppo piccola e troppo vaga: la politica, per la precisione la politica dei partiti, del sottogoverno, dei palazzi romani, degli amici degli amici, così che tutti siano costretti a sentirsi in debito con qualcuno", sostiene nel suo monologo. E poi ancora: "È giunta l'ora di una riflessione - chi può permettersela. Finché alla Rai comanderanno i partiti, nominando i dirigenti – perfino il direttore di Isoradio, notizie sul traffico – l'atmosfera sarà tossica". Una prontezza di riflessi pazzesca per uno che collabora in Rai da quasi cinquant'anni: accorgersi che la televisione di Stato è comandata dalla politica solo quando al governo c'è il centrodestra è veramente geniale. Chissà se Serra aveva urlato tutta questa indignazione in tutti i decenni in cui al governo nazionale c'è stato il Partito Democratico e i suoi progenitori mentre nominavano i direttori Rai. Stesso discorso vale per Marco Damilano, che sostiene in maniera seria e tronfia allo stesso momento (con tutta probabilità riferendosi a se stesso e a Fazio che "la differenza tra Italia e Turchia è che qua ci sono giornalisti che raccontano quello che il potere non vuole". Probabilmente ha paura che Erdogan in persona gli possa chiudere il suo quotidiano Il Cavallo e la Torre.

La desolante lettera della Littizzetto contro il governo

Fazio è palesemente dispiaciuto per il mancato rinnovo di contratto con la Rai: "Abbiamo cercato segnali da Marte che non sono arrivati". Ed è un vero peccato, visto che a Discovery guadagnerà quasi un milione all'anno in più rispetto al compenso nella tv pubblica. Poi, ovviamente, tocca a Luciana Littizzetto dare vita al suo ultimo duetto comico, con Fazio sua spalla, alla Rai. Dopo diverse (e prevedibilissime) battute sul trasloco dei due - con tutti i vari accessori di arredamento annessi - ecco la punzecchiatura politica. Si parla del G7 a Hiroshima e la comica torinese non si lascia sfuggire l'occasione di deridere Giorgia Meloni, definita la "badante di Biden". Anzi: il presidente degli Stati Uniti d'America e il capo del governo sono rispettivamente "il nonno di Heidi e Heidi". Ma la gag più avvilente è la lettera che Lucianina dedica all'intera azienda Rai. Nella lunga missiva letta ad alta la voce, la Littizzetto dice di non avere superato "la crisi del settimo governo". Dopo di che è un tutto un autoincensarsi, tra il serio e il faceto: "Sono stati anni di grandi ascolti, di ospiti importanti" duranti i quali "abbiamo resistito grazie ai milioni di telespettatori e grazie al nostro impegno. E non grazie ad altro". Giusto per comprendere l'enorme gratitudine verso chi li ha fatti lavorare.

La Rai "non è la parte politica di turno" (a parte quella di sinistra, s'intende) e a lei dispiace "lasciare qua tanti professionisti che sgobbano ogni giorno e che le poltrone che si contendono i capi non le hanno neanche mai viste". E poi il 'povero' Fazio, "che se fa pessimi risultati gli danno addosso e ne fa di ottimi gli danno addosso il doppio". Infine quello che spera la Littizzetto - e, di conseguenza, anche il conduttore ligure - è che l'Italia sia diversa da quella di adesso: ovvero dove "la libertà sia preservata e dove il dissenso sia sempre leale". Evidentemente dove pensare ai centri sociali che la settimana scorsa avevano impedito al ministro Roccella di presentare il proprio libro al Salone del Libro di Torino. Infine, il post scriptum dedicato a Matteo Salvini e (in generale) a tutto il governo: "Bello... ciao!". Insomma: un commiato più deprimente di questo era impossibile immaginarselo.

Tuttavia l'unica nota positiva è che da domani i 20mila euro a puntata per degli spettacoli "comici" del genere perlomeno non verranno più pagati dai contribuenti.

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