"Meloni mi cacciò dalla tv perché non le interessa la lotta alla mafia". L'ultimo delirio di Saviano

Lo scrittore approfitta del 30esimo anniversario dell'uccisione di don Giuseppe Diana per attaccare il governo di non avere a cuore la battaglia contro la criminalità organizzata, ripetendo per l'ennesima volta la stessa bugia

"Meloni mi cacciò dalla tv perché non le interessa la lotta alla mafia". L'ultimo delirio di Saviano
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Era da qualche settimana che non faceva una sparata delle sue, più o meno da quando - a metà febbraio - aveva sostanzialmente accusato il governo di avere fatto perdere il rapper Geolier al Festival di Sanremo. Dopo circa un mese, ecco quindi che Roberto Saviano sfrutta i propri canali social per prendersela con Giorgia Meloni e l'esecutivo di centrodestra su un tema decisamente più serio: quella della lotta alla mafia. Nel giorno in cui ricorrono i trent'anni dall'omicidio di don Giuseppe Diana, assassinato dalla camorra a Casal di Principe per il suo impegno contro la criminalità organizzata, lo scrittore pensa bene di tornare all'attacco della premier con un post velenoso intriso almeno di due grandi bugie.

"Il governo Meloni ha imposto alla Rai la cancellazione della mia trasmissione 'Insider' - attacca Saviano -. Sarebbe dovuta andare in onda lo scorso novembre su Raitre e un'intera puntata era dedicata a don Peppe Diana, il parroco di Casal di Principe ucciso 30 anni fa nella sua parrocchia, nel giorno del suo onomastico, per aver denunciato le logiche del clan. La Rai - prosegue - ha bandito il racconto delle mafie, il cui contrasto non è mai stato per Giorgia Meloni e per il suo partito una priorità".

Saviano sfrutta così il ricordo di un doloroso fatto di sangue per ritornare su una vicenda datata ormai la scorsa estate. A luglio 2023, infatti, il programma del giornalista previsto per la prima serata su Raitre era stato annullato dalla televisione pubblico. Era atteso in onda al sabato a novembre, con quattro puntate già registrate e annunciate alla presentazione dei palinsesti. Si intitolava "Insider: faccia a faccia con il crimine". ed Una sorta di "savianata", come la definivano alcuni esperti esperti di tv, in bilico tra retorica e presunta inchiesta.

L'autore di "Gomorra" è andato insistentemente avanti nell'affermare che la cancellazione della trasmissione televisiva fosse dipesa da un intervento diretto a gamba tesa del governo Meloni, per una questione di "antipatia". Peccato che Saviano si dimentichi sistematicamente del fatto che lo spegnimento preventivo fosse stato adottato a causa di una semplice applicazione del Codice Etico, esattamente come era capitato in precedenza per Filippo Facci, che di certo non può essere associato ideologicamente allo scrittore campano.

Sotto i riflettori era finito il famoso epiteto offensivo rivolto in diretta tv da Saviano alla stessa Meloni e a Matteo Salvini ("Bastardi!"). Il presidente del Consiglio e il leader della Lega lo avevano querelato e - nel primo caso - il Tribunale di Roma gli aveva inflitto cinque mesi fa una pena pecuniaria di mille euro, riconoscendo quindi come insulto quel termine pronunciato nel dicembre 2020 in una puntata di Piazzapulita poiché "non si può usare in nessun contesto".

Sulla presunta mancata lotta alla mafia di questo esecutivo, basterebbe ricordare a Saviano che Giorgia Meloni è entrata in politica all'età di 15 anni, subito dopo l'attentato a Paolo Borsellino, ponendo come priorità sua (e adesso del governo di centrodestra) proprio quella battaglia alla criminalità organizzata. Non c'è da aggiungere altro su questo ennesimo delirio di Saviano.

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