
Gentilissimo Dottor Feltri,
sono un antico vegliardo novantaduenne, divorato da un implacabile problema, che mi permetto di sottoporre alla sua cortese attenzione. Mi continuo a chiedere quanto sarebbe anticostituzionale ricorrere al seguente rimedio, in occasione di disordini, quali recentemente accaduti a Milano.
Proporrei infatti di redarguire senza indugi i facinorosi, constatata la flagranza, con una ventina di frustate sulla schiena rimandandoli poi a piede libero.
Questo trattamento lo riserverei a chi venisse colto sul fatto, mentre spacca vetrine, incendia auto, lancia proiettili contro gli Agenti. Cosa ne pensa? Sarebbe anticostituzionale? Le sono riconoscente per l'attenzione e mi complimento per il suo inarrestabile impegno!
Prof. Dott. Carlo Guastamacchia detto Tamà
Caro Carlo,
ti ringrazio per la lettera che, devo dire, mi ha strappato un sorriso. L'idea di distribuire frustate a chi devasta Milano come fosse un Far West urbano ha una sua forza evocativa: il lampo di frusta come scorciatoia educativa, una giustizia spicciola che avrebbe sicuramente il merito di essere rapida, probabilmente pure efficace. Tuttavia, lo confesso, non possiamo davvero pensare di inserire la frusta nella Costituzione. Sarebbe una sceneggiata un po' pittoresca, di sicuro idonea a placare i nervi dei cittadini esasperati, ma incompatibile con lo Stato di diritto che abbiamo faticosamente costruito. Detto ciò, il punto che tu sollevi è serissimo e attualissimo: lo Stato ha smesso di punire i violenti, e questa è la vera frustata che subiamo noi cittadini onesti. Perché oggi, tra garantismi malintesi e ideologie malate, chi rompe una vetrina, incendia un'auto, o spacca il braccio a un agente, spesso se la cava con un buffetto sulla guancia e una predica paterna del giudice. Risultato: il giorno dopo è di nuovo in strada a lanciare pietre, più baldanzoso di prima, diventando per di più esempio in carne ed ossa e prova provata che si può compiere di tutto senza patirne le conseguenze.
Io non credo alla pedagogia del buonismo: i giovani non si educano con carezze sulle guance quando menano gli agenti. Si educano mostrandogli, con chiarezza, che ogni azione ha, appunto, una conseguenza. Spacchi? Paghi. Usi la forza? Vai dentro. Non è sadismo, è civiltà. E soprattutto è l'unico modo per recuperare davvero una generazione che ha perso il senso del limite e confonde la libertà con l'impunità. Lo Stato non deve avere paura di reprimere i disordini, perché reprimere non significa essere cattivi, ma semplicemente ristabilire la legge. Chi distrugge tutto non è un ribelle romantico: è un delinquente. Fine. Non si discute. E il delinquente non va compatito o compreso, bensì fermato, altrimenti lo si abbandona alla sua deriva. La galera, sì, proprio lei, che oggi sembra diventata un tabù, serve anche a questo: a ricordare che la società non tollera la forza bruta.
In fondo, professore, tu e io affermiamo la stessa cosa: i giovani facinorosi vanno puniti subito e senza indulgenze. Tu proponi la frusta, io, più modestamente, propongo di applicare le norme che già esistono. Tuttavia l'obiettivo è identico: far capire che esiste un nesso preciso tra causa ed effetto.
Vuoi fare il guerrigliero urbano? Bene, poi però ti ritrovi un bel paio d'anni dietro le sbarre.Altro che anticostituzionale: sarebbe il più grande atto di rispetto verso la Costituzione. Perché la Costituzione garantisce i diritti, sì, ma a chi rispetta i doveri.