Al Park Hyatt il Club Sandwich diventa quadrato

Cambia forma quello che anni fa fu definita da un importante giornalista canadese la migliore interpretazione del classico panino deluxe da grande albergo. La versione studiata dallo chef Guido Paternollo prevede ingredienti di qualità, un tacchino lungamente “massaggiato” per renderlo tenero e patatine fritte perfette

Al Park Hyatt il Club Sandwich diventa quadrato
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Ho assaggiato il migliore Club Sandwich di Milano. Ed è quadrato. È quello proposto nel bar sotto la grande cupola del Park Hyatt di Milano in via Tommaso Grossi 1, un punto di riferimento della scena gastronomica cittadina grazie al lavoro di Guido Paternollo che guida il ristorante fine dining Pellico 3, tra i migliori del centro cittadino e tutte le cucine dell’hotel che lavorano praticamente tutto il giorno.

In realtà secondo qualcuno questo sarebbe addirittura il migliore Club Sandwich del mondo. Fu Tyler Brûlé, un giornalista canadese e fondatore della rivista Monocle, a usare questa iperbole nel corso di una sua visita milanese nel 2009, ma essendo trascorsi quindici anni un po’ di understatement ci vuole. Quindi limitiamoci al primato nazionale, anzi a quello cittadino. Certo è che si tratta di un’interpretazione sontuosa (oltre che geometricamente alternativa) di quello che è uno dei principali contributi statunitensi alla gastronomia mondiale, un panino deluxe servito nei bar dei grandi alberghi e nei circoli per un pubblico che voglia un pasto veloce ma soddisfacente in un ambiente esclusivo. Del resto è questo il dna di questa preparazione semplice ma alla fine geniale che la leggenda vuole inventata allo Union Club di New York (ma altri lo attribuiscono allo chef di una casa da gioco di Saratoga Springs) alla fine dell’Ottocento.

Si tratta in questo caso di tre fette di pan carré tostate su tutti e tre i lati e cosparse di maionese alla senape di Digione e «divise» in un lato da lattuga condita con olio e sale, pomodori ramati tagliati, uovo sodo e quattro strisce di bacon e nell’altro da lattuga e pomodori e dal tacchino, dapprima massaggiato e poi cotto in casseruola e quindi sottovuoto, procedura che gli dona un’impagabile tenerezza. Dopo l’assemblaggio e dopo l’eliminazione delle croste del pane il Club Sandwich viene tagliato in quattro rettangoli ciascuno infilzato da uno stuzzicadenti e servito con l’accompagnamento di salse homemade. Evidenziatore per le patatine, perfettamente fritte in olio che si sente pulito e di qualità.

Il menu del bar della cupola prevede anche numerosi altri piatti di stile internazionale, dagli hamburger alla Caesar Salad fino al Filetto alla Rossini con tocchi di italianità (Spaghetti al pomodoro, le pizze) e anche di milanesità, come nei buoni Mondeghili che ho assaggiato per iniziare e nel Risotto giallo. Dolci di qualità (ottima la Lemon tart).

Io ho bevuto attingendo dapprima dalla solida carta dei cocktail del vicino bar Mio Lab di Alessandro Iacobucci Vitone (il Conte in spiaggia è una rivisitazione piacevolmente iodata del Negroni, il PHM20 un Bloody Mary con pomodori gialli) e proseguendo con un bianco altoatesino tratto dalla carta dei vini piuttosto importante. Di gran classe il servizio.

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