«Partiamo da alcuni dati di La Cascina Costruzioni: abbiamo 228 dipendenti, di questi 16 sono donne e solo 12 sono operai con meno di 30 anni. Il dato è preoccupante. Magari qualcuno potrebbe farsi venire il dubbio che siano le aziende a non voler assumere i giovani… Ma non è questo il punto!». Le parole di Riccardo Erbi, consigliere delegato di La Cascina Costruzioni, aderente al Consorzio La Cascina, mettono subito a fuoco una delle contraddizioni più evidenti del settore edile italiano: il comparto è in piena domanda di lavoro e al tempo stesso fatica sempre di più a trovare persone formate e disponibili a entrarvi stabilmente. Il paradosso non riguarda solo una singola impresa, ma l’intero sistema.
Secondo i dati più recenti, in Italia il settore delle costruzioni occupa oltre 1,35 milioni di persone, pari a circa l’8,2% del totale degli occupati. Eppure, quasi sette assunzioni su dieci risultano di difficile reperimento, con una crescita impressionante del fenomeno negli ultimi anni. Dal 2018 al 2023 la quota di contratti attivati con difficoltà di reperimento è passata dal 26% a circa il 45%, con un’incidenza particolarmente marcata proprio nell’edilizia. Mancano operai specializzati, carpentieri, elettricisti, saldatori, capisquadra, tecnici di cantiere e ingegneri: figure chiave senza le quali i cantieri rallentano, i costi aumentano e la qualità rischia di risentirne.
È in questo contesto che l’esperienza di La Cascina Costruzioni assume un valore che va oltre la dimensione aziendale. L’impresa, aderente al Consorzio La Cascina, è oggi una delle principali realtà nazionali del settore, con oltre 200 tra manager e maestranze, un fatturato che ha raggiunto i 60 milioni di euro e un portafoglio lavori che supera i 180 milioni. Una crescita “verticale”, come la definisce Erbi, che però si scontra con un problema strutturale comune a tutto il comparto.
«Nel momento di massimo sforzo del mondo dell’edilizia per portare a compimento le opere finanziate con il PNRR il problema è diametralmente opposto. Il mondo dell’edilizia, dell’artigianato è un mondo che non interessa più alle giovani generazioni, che cercano la propria soddisfazione altrove».
Il disinteresse dei giovani rappresenta uno dei nodi più delicati. L’edilizia, per decenni motore di mobilità sociale e trasmissione di competenze, oggi fatica a parlare alle nuove generazioni. «Sono realmente pochi, pochissimi, i padri artigiani che riescono a trasferire ai figli la passione, prima ancora della competenza, per il loro lavoro», prosegue Erbi. Il risultato è un vuoto generazionale che rischia di diventare irreversibile.
«Il problema è quindi innanzitutto culturale. È “saltata” una generazione e credo che andrà sempre peggio. Mediamente le maestranze formate, in gamba e competenti ricadono nella fascia di età tra i 50 e i 60 anni. Il che vuol dire che nel giro di un decennio l’eccellenza italiana andrà quasi del tutto persa».
Una previsione che trova conferma nei dati sul mismatch tra domanda e offerta di lavoro. I rapporti Unioncamere–Excelsior e le analisi di Inapp (l’Istituto Nazionale per l'Analisi delle Politiche Pubbliche) e Cnel mostrano come le costruzioni siano stabilmente tra i settori con la più alta quota di assunzioni difficili. In oltre il 60–70% dei casi, la difficoltà non dipende solo da una preparazione inadeguata, ma dalla vera e propria mancanza di candidati. E quando i candidati ci sono, spesso non possiedono le competenze richieste dall’edilizia contemporanea, sempre più tecnologica, digitalizzata e orientata alla sostenibilità.
Di fronte a questo scenario, la risposta delle istituzioni appare, secondo Erbi, insufficiente e spesso limitata a un approccio formale. «Come purtroppo accade spesso, la risposta delle istituzioni è più burocratico-formale che sostanziale».
L’introduzione dei vincoli occupazionali legati al PNRR – percentuali minime di giovani e donne nei progetti finanziati – rappresentava un’opportunità importante. «L’Unione Europea ha chiesto che l’erogazione dei fondi PNRR fosse vincolata alla garanzia di minime percentuali di occupazione femminile e giovanile. È stata ovviamente una lodevole affermazione di principio, da rispettare in tutte le linee di investimento dei fondi PNRR e poteva essere una opportunità, ma… come la abbiamo utilizzata? Burocratizzandola».
Secondo il consigliere delegato di La Cascina Costruzioni, il rischio è quello di ridurre una leva strategica a un mero adempimento. «Come per tutti i bandi PNRR anche quelli dell’edilizia obbligano all’utilizzo di donne e giovani in una determinata percentuale. La sostanza però, come spesso accade di fronte ad un problema di tutto il nostro comparto nazionale, è che la risposta è stata derubricata ad una autodichiarazione, non ad una proposta innovativa…».
Da qui la necessità di rimettere al centro il rapporto tra formazione e lavoro. «Formazione e occupazione devono andare sempre di pari passo. Stiamo vivendo uno dei periodi di massima occupazione in Italia e le imprese edili fanno un’infinita fatica a trovare manodopera che sia specializzata o che abbia almeno voglia di specializzarsi».
Il sistema formativo esiste ed è in crescita. Il circuito bilaterale di Formedil (Formazione, Edilizia, Lavoro, l'ente nazionale per formazione professionale, sicurezza sul lavoro e servizi per l'impiego nel settore delle costruzioni) e delle Scuole Edili ha raggiunto nel 2024 numeri record: oltre 193 mila allievi formati, più di 20 mila corsi e centinaia di migliaia di ore di formazione. Cresce lentamente anche la presenza femminile, segnale di un settore che potrebbe diventare più inclusivo. Tuttavia, come evidenziano i rapporti Inapp, la formazione funziona davvero solo quando è progettata insieme alle imprese e risponde a fabbisogni reali di cantiere. Esattamente quanto Erbi indicava, ed è su questo punto che il consigliere delegato di La Cascina Costruzioni indica alcune direzioni chiare, condivise dal mondo dell'edilizia: «noi imprenditori chiediamo soluzioni. Un primo passo dovrebbe essere favorire da subito rapporti più stretti tra gli studenti delle scuole di formazione e le aziende, già durante il percorso di istruzione superiore».
L’alternanza, i tirocini e l’apprendistato diventano così strumenti centrali per ricostruire un ponte tra aula e cantiere. Ma non basta. «Secondo, bisogna favorire la formazione, ormai malamente intesa come rimborso spese di aule didattiche e professori, erigendola invece a vero e proprio sistema di sostegno alle imprese». La formazione, in questa visione, non è un costo da compensare, ma un investimento strategico da sostenere in modo strutturale.
Il terzo asse riguarda l’integrazione, tema ormai imprescindibile per il settore. «Infine, il terzo tema è l’integrazione. Nelle regioni del Nord Italia la maggior parte delle lavorazioni sono svolte da personale straniero, allora è soprattutto in questo campo che andrebbe incentivata la formazione!». La presenza di lavoratori extracomunitari nei cantieri è una risorsa fondamentale, ma richiede politiche adeguate. «Gli extracomunitari che lavorano nei cantieri in Italia dovrebbero saper parlare un minimo l’italiano, essere formati sulla sicurezza, sul lavoro da fare, sulla reciproca convenienza delle regolarizzazioni contrattuali».
Il rischio, altrimenti, è quello di alimentare sacche di irregolarità. «Purtroppo sono proprio i più giovani che spesso preferiscono essere pagati in nero, per monetizzare al massimo il proprio lavoro e sostenere la propria famiglia, dovunque essa si trovi, piuttosto che star dietro alla burocrazia di una assunzione. E in questo contesto si inseriscono gli sfruttatori!».
Per La Cascina Costruzioni, affrontare questi nodi significa tradurre l’analisi in azioni concrete. Accordi strutturati con il sistema delle Scuole Edili, percorsi di crescita interni, integrazione della formazione nei capitolati di appalto e nei progetti complessi, fino all’ipotesi di una vera e proprie academy aziendali per accompagnare le persone dall’ingresso in cantiere ai ruoli di responsabilità.
“Dobbiamo migliorare la qualità del lavoro, rendere l’edilizia nuovamente attrattiva, il nostro settore è chiamato a realizzare opere strategiche per il Paese” sottolinea Erbi, avendo in mente quanto ci sia da fare dalla rigenerazione urbana alle infrastrutture, dagli ospedali alle scuole, “insomma, l'impegno per allineare formazione e occupazione non è più rinviabile”. E la visione di La Cascina Costruzioni quella su cui ha costruito la propria storia: investire sulle persone. Quelle che hanno reso l’edilizia italiana un’eccellenza riconosciuta.