I punti chiave
La morte di Gian Mario Rossignolo, avvenuta a 95 anni, chiude una delle stagioni più controverse e simboliche dell’industria italiana. Figura di primo piano nel capitalismo nazionale della seconda metà del Novecento, cavaliere del lavoro, Rossignolo attraversò alcuni dei nodi cruciali dell’economia italiana: dalla stagione dell’espansione industriale alla stagione dei grandi gruppi pubblici e privati, fino alle fragilità strutturali emerse negli anni Duemila.
La carriera
La sua carriera si intrecciò con alcuni colossi del sistema produttivo. Storico collaboratore di Umberto Agnelli all’interno di Fiat, Rossignolo ricoprì il ruolo di amministratore delegato di Lancia, partecipando in prima linea ai momenti in cui il gruppo torinese cercava di definire il proprio posizionamento competitivo tra alta gamma, innovazione e ridefinizione dei marchi. Passò poi ai vertici di Zanussi, assumendone la presidenza del cda in una fase complessa per l’industria degli elettrodomestici, segnata da pressioni internazionali e dalla necessità di ridisegnare i modelli di governance e di investimento.
Alla guida di Telecom Italia
La sua parabola si intrecciò anche con il settore delle telecomunicazioni, alla guida di Telecom Italia, in un periodo in cui le privatizzazioni ridefinivano i rapporti di forza e la tenuta dei grandi gruppi nazionali. Ma la fase più discussa e simbolica della sua storia resta quella legata alla De Tomaso, la storica casa automobilistica italiana di sportive e vetture di lusso rilevata da Rossignolo e poi travolta da un crack finanziario con risvolti giudiziari. Un epilogo che sarebbe diventato, negli anni successivi, un caso emblematico della fragilità del tessuto industriale italiano, spesso schiacciato tra ambizioni di rilancio e difficoltà strutturali di investimento, innovazione e governance.
La trasformazione
La notizia della sua scomparsa
chiude una biografia che attraversa cinquant’anni di capitalismo nazionale: dalle grandi famiglie industriali alle trasformazioni dei settori strategici, dalle speranze di rilancio alle crisi identitarie di marchi storici.