
Indietro tutta. Anche Stellantis dichiara pubblicamente la sua resa all'evidenza del flop elettrico, allineandosi agli annunci delle altre case, ultima nell'ordine Audi. «Per ovvie ragioni di mercato - le parole di Jean-Philippe Imparato (nella foto), capo europeo del gruppo, dal Salone della mobilità a Monaco di Baviera - l'elettrificazione al 100% al 2030 non è più raggiungibile. Con il ceo Antonio Filosa si è così iniziato a discutere sul Dare Forward (il piano al 2030 presentato dall'ex ceo Carlos Tavares nel marzo 2022, ndr). Sono sicuro che Filosa darà anche aggiornamenti sulla visione perché abbiamo bisogno che presenti ciò che Stellantis potrà essere da qui a 5 anni, probabilmente 10 anni». Il nuovo piano globale sarà comunque illustrato nel primo trimestre del 2026.
C'è voluto del tempo, troppo, prima che il settore capisse di essersi infilato in un vicolo cieco dopo aver accettato passivamente l'imposizione ideologica e distruttiva, arrivata da Bruxelles, del tutto elettrico dal 2035.
Stellantis, tra l'altro, ha minacciato lo stop della produzione di veicoli nel Regno Unito a causa dell'obiettivo «insostenibile» di zero emissioni del Paese, che prevede una produzione di vetture elettriche del 22% quest'anno, per toccare l'80% entro il 2030. Target del genere, secondo il gruppo, costringerebbero a vendere le proprie auto a sola batteria con un prezzo scontato al fine di evitare multe fino a 15mila sterline a veicolo (oltre 17mila euro).
Da qui la presa di coscienza di puntare su strategie che guardano al mercato e alla crescente domanda soprattutto di veicoli ibridi. Tutti temi al centro del Dialogo strategico del 12 settembre tra la presidente von der Leyen e i vertici delle aziende che producono veicoli e componenti, incontro sul quale aleggiano voci per niente rassicuranti. «Un fallimento - avverte Benjamin Krieger (Clepa) - significherebbe pagare il prezzo in termini di perdita di posti e di autonomia industriale». Insomma, Bruxelles deve cambiare rotta rispetto all'impostazione di una transizione green sempre più una carneficina per il sistema automotive. Ieri, intanto, come anticipato dal Giornale, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha incontrato il ceo di Stellantis, Filosa, e Roberto Vavassori, presidente di Anfia (filiera italiana). «Il sistema Italia si muove insieme», la sintesi della nota, la prima congiunta tra ministero, azienda e filiera. E in vista del 12 settembre, è stata rimarcata la richiesta «con forza alla Commissione Ue di trasformare subito il dialogo strategico in azioni strategiche: le attuali normative sono irrealistiche e dannose per il futuro dell'industria».
Il punto sull'Italia e sugli impianti di Stellantis praticamente inattivi. Si è parlato di favorire la produzione di auto di piccole dimensioni, un segmento di mercato centrale nel nostro Paese, anche attraverso la promozione di un'evoluzione della normativa europea.
Urso, Filosa e Vavassori hanno quindi concordato «di ritrovarsi a breve e di intensificare il dialogo con Bruxelles per ripristinare la neutralità tecnologica». Critica la Uilm: «Dall'incontro nessun risultato concreto».