Gli azzurri del rugby fanno scuola e anche i bimbi si buttano nella mischia

Riparte la stagione agonistica per chi non teme spallate e placcaggi. Al Cus 250 «lottatori» dai 6 anni in su

Una volta le più difficili da convincere erano le mamme. Il mio bambino in mezzo a quei bruti? Non ci penso nemmeno. Erano anni, d’altronde, in cui se un minorenne diceva in classe di giocare a rugby lo guardavano come un marziano, e magari il prof di ginnastica gli diceva, «ah sì, il rugby, quello con le mazze e i guantoni». Poi, grazie alla tv, la rude disciplina è uscita dalla clandestinità. E sempre più mamme milanesi si sono accorte, passata la diffidenza iniziale, che le botte sono molto meno di quelle che uno immagina, e che sono botte meno vigliacche di quelle che prendi in altri sport (anche se, naturalmente, fanno un po’ male lo stesso).
Così le mamme prima cedono, poi si incuriosiscono, poi si avvicinano. E, prima ancora di accorgersene, sono diventate le tifose numero uno, ultrà della palla ovale e della salamella (i due riti, di solito, viaggiano accompagnati), pronte a qualunque bucato e a qualunque trasferta.
È per merito soprattutto delle mamme se il rugby tra i bambini milanesi è diventato uno sport quasi di moda e quasi di massa. A partire dalla settimana prossima, chi si trovasse a passare un sabato pomeriggio qualunque al Crespi, il campo di via Valvassori Peroni, o al Saini di via Corelli si troverebbe davanti un piccolo esercito di energumeni di sei anni, piccoletti tutta grinta; e insieme a loro i fratelli maggiori dell’under 9, dell’under 11 e via crescendo. La palla ovale dei grandi a Milano stenticchia, quattro squadre e nemmeno una nel Top 10 né in serie A. Ma il rugby dei piccoli va che è una bellezza.
Dalla settimana prossima si ricomincia: come ad ogni settembre, e ogni volta sono di più. Il solo Cus Milano, tanto per dare un’idea, è passato in pochi anni da trentacinque bambini a duecentocinquanta. Ed è così un po’ dappertutto: all’Amatori Junior, alla Union, all’Asr, che quest’anno ha vinto con la sua under 9 il mitico Trofeo Topolino, cioè le Olimpiadi del rugby giovanile italiano, stracciando persino gli energumeni veneti, coetanei per l’anagrafe ma grossi il quadruplo, a 8 anni pesano settanta chili e hanno le mani come badili.
Provare non è complicato. Un paio di scarpe da ginnastica e qualche indumento che si possa lacerare senza rimpianti. Sui siti delle squadre (cioè cusmilano.it, amatorirugbymilanojunior.it, unionrugby.it e asrmilano.it) ci sono gli orari e i campi. Ci si allena una o due volte la settimana, maschi e femmine tutti insieme; non c’è un campionato ma degli eventi che si tengono la domenica mattina e si chiamano concentramenti, alcuni sono enormi, dieci squadre tutte insieme e tutti giocano contro tutti, fino a non poterne più.

E se qualcuno esce con un occhio nero - a volte capita - non vede l’ora di tornare in classe la mattina dopo per dire «me lo sono fatto giocando a rugby». Ma con un’alzata di spalle, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

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