Rio de Janeiro - L’estradizione in Italia metterebbe "la
mia vita in pericolo". Lo ha affermato l’ex terrorista di estrema
sinistra, Cesare Battisti, 54 anni, in un’intervista al settimanale
Epoca realizzata dalla prigione di Brasilia dove è detenuto. "Sono
sicuro che se vado in Italia, sarei assassinato", ha affermato
Battisti che è in attesa di una decisione della giustizia brasiliana
sulla richiesta di estradizione depositata dall’Italia.
Battisti, condannato all’ergastolo nel nostro Paese per quattro
omicidi, compiuti quando faceva parte del Proletari armati per il
comunismo, dopo aver vissuto per anni in Francia, è fuggito in
Brasile, dove è stato arrestato nel 2007 mentre si trovava sulla
spiaggia di Copacabana.
Estradizione per l'Italia Nel novembre scorso, il Comitato
nazionale per i profughi del Brasile ha respinto la sua domanda per
ottenere lo statuto di profugo politico, cosa che ha aperto l’iter per
la sua estradizione verso l’Italia.
Spetta ora al ministro della Giustizia brasiliano, Tarso Genro,
decidere sull’estradizione. "Spero che il ministro Genro, che ha
sofferto la repressione politica quando era militante (sotto la
dittatura, ndr) non accetterà le argomentazioni del governo italiano
che ricorre a tutti i sotterfugi per falsificare il carattere politico del
processo contro di me", ha affermato Battisti proclamando ancora
una volta la sua innocenza.
Affetto di epatite B L’ex componente dei Proletari armati per il comunismo, 54 anni,
ha ricordato di soffrire di una grave epatite B, di ulcere gastriche, di
problemi di glicemia e di insonnia.
Fino ad ora, il Brasile ha sempre respinto le domande di
estradizione verso l’Italia per gli ex terroristi italiani, in particolare
appartenenti alle Brigate rosse, perché rifugiati politici.
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