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Linfoma di Hodgkin, ecco come il cancro manipola le cellule immunitarie

Secondo gli scienziati capire in che modo il tumore bypassa la risposta immunitaria apre le porte a nuove possibilità di trattamento

Linfoma di Hodgkin, ecco come il cancro manipola le cellule immunitarie
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Il linfoma di Hodgkin è un tumore del sistema linfatico che origina dai linfociti B, ossia un tipo di globuli bianchi presenti nei linfonodi, nella milza, nel midollo osseo, nel sangue e in altri organi. Descritto per la prima volta nel 1832 da Thomas Hodgkin, il cancro è uno dei più frequenti nella fascia di età tra i 15 e i 35 anni e dopo i 60 anni. La sua incidenza, purtroppo, è in aumento. Solo in Europa nell'ultimo decennio si è rilevato un incremento del 22%. Il linfoma di Hodgkin viene classificato in due gruppi per ognuno dei quali è previsto un trattamento specifico:

  • Forma classica che rappresenta il 95% delle diagnosi
  • A predominanza linfocitica.

Questa malattia si differenzia da tutte le altre neoplasie del sistema linfatico per la presenza di cellule chiamate Reed Sternberg, ovvero particolari tipi di linfociti B. Inoltre essa tende ad estendersi tra i linfonodi vicini a quello colpito dalla patologia.

Le cause del linfoma di Hodgkin

Il linfoma di Hodgkin è l'esito di una serie di mutazioni a carico del DNA dei linfociti B le cui cause sono ancora oggi sconosciute. Tuttavia sono stati individuati fattori di rischio che predispongono all'insorgenza del tumore:

  • Sesso maschile
  • Condizione di immunodepressione
  • Positività al virus di Epstein-Barr
  • Alterazioni del sistema immunitario di varia natura.

Recentemente gli scienziati del St. Jude Children's Research Hospital hanno identificato varianti genetiche legate ad un'aumentata probabilità di sviluppare il cancro. Lo studio, pubblicato su Blood, ha quindi fatto luce sull'importante ruolo svolto dalla predisposizione genetica, anche se sono ora necessari ulteriori approfondimenti. Ne abbiamo parlato in questo articolo.

I sintomi del linfoma di Hodgkin

All'esordio il linfoma di Hodgkin si presenta come un ingrossamento dei linfonodi, in particolar modo a livello latero-cervicale, ascellare e inguinale. Successivamente la malattia si estende colpendo più aree situate sullo stesso lato del diaframma. In un secondo momento è interessata anche la milza e si assiste ad un'alterazione della sua funzionalità. L'ultimo stadio è caratterizzato dalla metastatizzazione che può verificarsi sia per via ematica che per infiltrazione diretta. L'ingrossamento dei linfonodi si associa a sintomi quali:

  • Febbre
  • Sudorazione intensa notturna
  • Prurito persistente
  • Stanchezza
  • Dimagrimento
  • Splenomegalia
  • Epatomegalia.

Una complicanza tipica è data dalla compressione locale da parte delle masse cancerose che può provocare: dispnea, edema degli arti inferiori, ittero, ascessi polmonari. Quando la patologia è particolarmente avanzata il sistema immunitario risulta indebolito e anche un'infezione banale si può rivelare fatale.

Cosa fa il linfoma di Hodgkin per sopravvivere

Gli scienzati del Wellcome Trust Sanger Institute hanno scoperto che per sopravvivere il linfoma di Hodgkin usa segnali con lo scopo di attirare determinate tipologie di cellule immunitarie e le istruisce a non attaccare. Inoltre il team è giunto alla conclusione che alte concentrazioni di questi cluster cellulari nei dati campione esistenti possono predire il fallimento della chemioterapia. Ciò potrebbe aiutare la medicina di precisione a identificare i pazienti più adatti a sottoporsi a terapie basate sul sistema immunitario. Queste sono una scelta necessaria quando le cure tradizionali falliscono. Lo studio è stato pubblicato su Blood.

Per l'indagine i ricercatori hanno combinato più approcci al fine di analizzare il microambiente immunitario attorno al linfoma di Hodgkin. Il sequenziamento di singole cellule e i dati trascrittomici del cancro e del tessuto linfonodale sono stati generati per identificare i geni espressi da ciascuna cellula e la loro posizione. Successivamente sono stati presi in considerazione i dati di imaging al microscopio delle biopsie del tumore effettuate dagli studiosi dell'Università di Newcastle.

I risultati dello studio

L'analisi dei dati a singola cellula ha rivelato che le cellule neoplastiche erano circondate da gruppi di macrofagi, di monociti e di cellule dendritiche cDC2, ovvero tutte cellule immunitarie. I dati di imaging hanno mostrato che esse esprimevano molecole in grado di sopprimere le loro capacità antitumorali. Il primo autore della ricerca, Ben Stewart, ha dichiarato: «Questo studio è un ottimo esempio di quante informazioni possiamo ottenere da un campione di tessuto. Combinando dati monocellulari, trascrittoma spaziale e istologico abbiamo imparato con quale precisione il linfoma di Hodgkin riesce a eludere la risposta immunitaria. Si potrebbe pensare a tale approccio come a una sorta di tabella di marcia per la patologia molecolare che potrebbe essere applicata anche ad altre malattie».

Gli scienziati hanno altresì notato due distinti microambienti attorno alle cellule tumorali che hanno fornito indicazioni su quanto successo avrebbero avuto i trattamenti tradizionali. Alte concentrazioni di cluster di cellule immunitarie intorno alle cellule cancerose erano predittive del fallimento delle cure. Diversamente un microambiente che mostrava alte concentrazioni di cellule stromali era associato al successo della terapia. Chris Carey, autore senior dello studio, ha concluso: «Capire come il linfoma di Hodgkin bypassa la risposta immunitaria apre le porte a nuove possibilità di trattamento della patologia.

Sono ora necessari ulteriori approfondimenti».

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