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Bertolaso contrattacca: "Patibolo immeritato"

Il capo della Protezione civile scrive una lettera ai suoi in cui esprime tutto il suo sdegno per "la giustizia sommaria. Mi sento come un alluvionato. In questa storia sono una vittima". Governo in allarme. Berlusconi: reagiremo

Bertolaso contrattacca: "Patibolo immeritato"
Roma - Bertolaso ha parlato di "trappola". Umberto Bossi ha più di un sospetto. "Spera" che non si voglia usare la vicenda Guido Bertolaso per colpire il premier Silvio Berlusconi. E proprio Guido Bertolaso, il capo della Protezione civile, definisce come un "patibolo che non ho scelto né meritato" la sua situazione, a seguito dell’inchiesta che lo vede coinvolto, in una lettera aperta inviata alle donne e agli uomini della Protezione civile: "Mi sento come un alluvionato".

La lettera di Bertolaso Una lettera ai "suoi" uomini. Poche righe per esprimere il proprio dolore dopo lo scoppio dell'inchiesta. "Faccio mia la sofferenza di tutti coloro che si sentono colpiti ingiustamente per questo attacco forsennato e squallido che mi riguarda - si legge nella lettera resa pubblica dal capo della Protezione civile - e, da questo patibolo che non ho scelto né meritato, vi saluto con tutto il mio affetto e la mia fedeltà al patto di rispetto e di onore che ci ha permesso di realizzare qualcosa di buono, molto buono, troppo buono per non suscitare tempeste di fango". "Nulla da eccepire a che la magistratura indaghi su tutti e chiunque, me compreso", ma accanto all’iniziativa dei magistrati "c’è una seconda iniziativa giudiziaria di cui sono oggetto" attraverso la stampa, che "è solo fango" che sfigura chi resta colpito da questa "tempesta provocata ad arte". "Da giorni - si legge nel testo - i giornali titolano non sospetti su di me, ma certezze; pubblicano intercettazioni usandole non come elementi indiziari, ma come prove di colpe commesse, di fatto dando una immagine complessiva della rete dei corrotti e corruttori, di cui sarei parte, magari non proprio protagonista, ma sicuramente parte".

I processi mediatici Per Bertolaso, questo "secondo procedimento giudiziario si chiama giustizia sommaria, si chiama fango gettato nelle pale del ventilatore, si chiama diffondere illazioni, interpretazioni, accuse, pseudocertezze, precondanne e stigmate di malavitoso addosso a chi non ha altro strumento per difendersi che la propria storia, la propria pretesa innocenza, l’inservibile appello alla verità". Bertolaso punta il dito contro i processi mediatici, dove "la verità è l’ultima cosa che interessa, si cercano emozioni, pruderie, notizie sfiziose sui difetti, le debolezze, le leggerezze, ma soprattutto si cerca e si riesce, gettando fango, di sfigurare il profilo di ogni persona investita da questa tempesta provocata ad arte".

I timori del Senatùr "Spero di no" ha risposto il ministro ai giornalisti alla Camera, "se no diventa un Paese davvero troppo brutto. Sta per arrivare la primavera e spero che arrivi il sole" ha poi chiosato. Quanto alla posizione del sottosegretario Guido Bertolaso, il leader della Lega ribadisce: "Berlusconi gli dice di andare avanti. Secondo me Bertolaso è bravo nel suo mestiere, quello su cui non ero d’accordo era la trasformazione in Spa della Protezione Civile. Se c’è qualcuno a cui deve andare la Protezione Civile sono le Regioni, che ci spendono i soldi". Nessuna Tangentopoli, solo "qualcuno che ha sbandato". Bossi ribadisce il suo giudizio sugli episodi di corruzione che stanno riguardando esponenti del Pdl, Pennisi a Milano e Masoero a Vercelli. "Non mi pare ci sia un progetto generale" dice il leader della Lega ai cronisti che gli chiedono se sia in arrivo una nuova Tangentopoli.

Berlusconi si sfoga con i suoi Passi per l’inchiesta sul G8 che tira in ballo Bertolaso e Denis Verdini, mosse dalla volontà di "colpire Silvio Berlusconi e il suo governo". Ma la "vergogna" delle intercettazioni pubblicate sui quotidiani, questo proprio a Silvio Berlusconi non è andato giù. Il premier, incontrando in mattinata diversi esponenti del centrodestra, si è sfogato contro la scelta dei quotidiani di pubblicare intercettazioni che chiamano in causa persone non coinvolte nell’inchiesta: "È la solita vergogna. Questa scelta dei giornali fa parte della campagna elettorale, andrà avanti così almeno per un mese...". Una linea che Berlusconi ha ribadito poi a pranzo con i ministri. "Quanto accaduto non è stato casuale. Non me l’aspettavo, ma è chiaro ormai - avrebbe detto - che ogni volta che si avvicinano le elezioni provano ad anticipare i tempi per creare problemi a Berlusconi e al suo governo".

Reagire agli attacchi A questo punto, però, il presidente del Consiglio è consapevole anche della necessità di rispondere mediaticamente a quelli che considera attacchi politici. Per questo ha riunito i ministri economici, per questo darà il via libera al dl incentivi, per questo la maggioranza è intenzionata a non lasciar cadere il tema delle intercettazioni. Il ddl che prevede il giro di vite sugli ascolti e le loro pubblicazioni, a lungo lasciato sotto la cenere, si avvia a riprendere il suo iter in Senato: il termine per la presentazione degli emendamenti è stata fissata per le 18 del 3 marzo. L’opposizione già promette vita difficile al provvedimento, ma l’intenzione del premier è quella di andare avanti a passo spedito. Anche a costo, viene riferito, di "blindare" il testo nella versione attuale per cercare di ottenere un primo via libera prima della scadenza elettorale. Il premier, infatti, non a caso ha centellinato in questi giorni gli sfoghi pubblici contro i magistrati. Vuole che a dominare la campagna elettorale sia il tema del "governo del fare", non quello delle inchieste.

Allo stesso tempo, però, il premier è convinto che l’opinione pubblica condivida il suo fastidio per le conversazioni date in pasto ai giornali e che quindi questo possa essere un leit motiv dei suoi interventi.

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