Lobiettivo lha spiegato lui stesso. «Voglio dialogare con voi, capire come si vive qui e quali sono i principali problemi». Detto da un volontario della Croce Rossa, sarebbe tutto normale. Detto da Mario borghezio, molto meno. Perché quelle parole, leuroparlamentare della Lega, le ha rivolte ai rom di via Triboniano, dove ieri ha deciso di fare un sopralluogo.
La visita, ha spiegato Borghezio, è stata decisa anche in vista di «una discussione che si svolgerà martedì al Parlamento europeo sulla questione dei rom. Io sarò uno dei pochi italiani ad intervenire in quelloccasione. Mi è sembrato logico venire qui per fare un quadro aggiornato della situazione e vedere come si vive qui». Qualche parola scambiata con i «residenti», un giro tra i container e le roulotte per verificare le condizioni di abitabilità allinterno degli alloggi di fortuna. Ma lingresso del politico del Carroccio nel campi nomadi arriva ad alcuni giorni di distanza dalle polemiche legate allipotesi di assegnare 25 alloggi Aler ad alcune famiglie rom che traslocheranno dallinsediamento. E, Borghezio, a questo punto, torna nei suoi panni.
«Se fossi un cittadino milanese sarei estremamente perplesso e invito il Comune ad accertare caso per caso leccezionalità delle persone scelte per lalloggio, e verificare se vivono veramente in una situazione di emergenza». Secondo leuroparlamentare, infatti, è necessario «predisporre un regolamento con un percorso ben controllato di inserimento per accertare la frequenza scolastica dei bambini e per far sì che la convivenza con le altre famiglie non diventi un inferno». Tra i requisiti ipotizzati proprio la presenza di minori nei nuclei familiari. «Il campo non è certo un posto per bambini che devono invece vivere in spazi puliti, sicuri ed andare a scuola».
Quanto al resto, in via Triboniano ci vogliono «legge, ordine e igiene». «Ho visto una bambina che è stata morsa da un topo e i figli dei rom che giocano nellimmondizia, dove ci sono anche vetri pericolosi; ho chiesto ai nomadi di pulire e mi hanno dato ragione».
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