da Milano
Cè anche il sottosegretario allo Sport Giovanni Lolli, diessino e membro del consiglio nazionale della Quercia, tra i ventiquattro nomi per cui la Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio nellambito dellinchiesta sugli scandali della missione «Arcobaleno», loperazione umanitaria voluta nel 99 dal governo DAlema per sostenere i profughi kosovari in Albania. Secondo laccusa, durante e dopo la missione Arcobaleno il vertice e i quadri intermedi della Protezione civile, grazie ad una rete di complicità esterne e amicizie con «esponenti apicali della politica», misero in piedi una una vera e propria «associazione a delinquere» finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione (peculato, concussione, corruzione, abuso d'ufficio) e «ogni altro reato necessario o utile per il proseguimento degli scopi illeciti». Sulla richiesta di rinvio a giudizio si pronuncerà il Gup di Bari il prossimo 10 maggio.
La richiesta di rinvio a giudizio per il sottosegretario Lolli - cui è contestato il reato di favoreggiamento -, che nel 99 era responsabile nazionale Associazionismo e Sport dei Ds, è motivata dal procuratore di Bari Marco Dinapoli con laccusa di aver avvisato due indagati che i loro telefoni erano sotto controllo, facendo così saltare le verifiche in corso. Il procuratore ha chiesto il giudizio, con la stessa ipotesi di reato, per un altro ex parlamentare Ds, Quarto Trabacchini.
In Senato il leader degli Italiani nel mondo Sergio De Gregorio ha presentato uninterrogazione al premier per chiedere chiarimenti sulla posizione del sottosegretario e «assicurare la necessaria trasparenza allesecutivo, attraverso esponenti al di sopra di ogni sospetto». Soprattutto alla luce dellaltro incarico istituzionale di Lolli, che siede nel cda del comitato esecutivo per «Pescara 2009», la prossima edizione dei Giochi del mediterraneo in Abruzzo, regione del parlamentare aquilano Lolli.
Allallora capo della Protezione civile Franco Barberi, al suo segretario Roberto Giarola e al sindacalista dei vigili del fuoco Fabrizio Cola, laccusa contesta di aver ottenuto, abusando delle loro qualità e «di una fitta rete di rapporti personali intrattenuti con esponenti apicali della politica, del governo, del sindacato e della pubblica amministrazione», la rimozione del prefetto Bruno Ferrante («che si adoperava contro gli interessi dell'associazione») dallincarico di capo di gabinetto del ministero dellInterno.
Lindagine sulla missione Arcobaleno fu avviata nellagosto del 1999 dallallora pm Michele Emiliano, ora sindaco del centrosinistra a Bari. Gli accertamenti, il 20 gennaio del 2000, portarono allarresto di quattro persone.
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