Chissà cosa avranno pensato le migliaia di supporter leghisti che ieri, all’ora di pranzo, tornavano dal Duomo e attraversavano il Castello per raggiungere i bus che li avevano portati in città dalle valli. Ma non solo loro che con i vu cumprà hanno un po’ il nervo scoperto. Chissà ad esempio cosa avranno pensato le migliaia di turisti arrivati nei giorni scorsi per la coppa del mondo di sci di fondo e che per un week-end hanno invaso il Parco Sempione e la città.
Il Castello Sforzesco è «sotto assedio» e se ne rende conto, anche chi dalle ideologie della Lega è lontano anni luce. É impossibile far finta di niente. Non ci sono armate e cavalieri da fronteggiare ma un esercito di vu cumprà a cui le giunte passate avevano dichiarato guerra e a cui ora nessuno dice più nulla. Si va spesso da un estremo all’altro, si ragiona e si agisce sempre per categorie politiche quando invece per dare una regola a certe situazioni basterebbe solo un po’ di buon senso. E così tra venditori di braccialetti, borse, cinture,sciarpe, guanti, cappellini, libri ed altre ammiccanti stupidaggini, la passeggiata tra le mura, i musei e i cortili sforzeschi diventa una vero e proprio tormento. In pratica si passa più tempo a dire «no grazie, non mi interessa...», a sforzarsi di non essere scortesi quando l’eccessiva insitenza diventa petulante, a dribblare le decine di venditori di turno che a guardarsi intorno o a cercare di leggere le indicazioni per le sale di esposizione. É un vero e proprio pressing, un «mobbing» commerciale fastidioso che sembra il reality di una televendita. Per gli adulti non è semplice sottrasi ma basta allungare il passo e si fila via. Chi invece si muove con due o tre figli piccoli al seguito è spacciato.
La sala delle armi? Il museo egizio? Quello degli strumenti musicali? Magari... Per arrivarci bisogna prima trascinar via i piccoli che vengono avvistati, avvicinati e bloccati da chi gli vuol «regalare» l’elicotterino che vola davvero, la gelatina insitruttibile che si lancia contro i muri e vetri senza sporcare, i piccoli aquiloni luminescenti che vanno verso il cielo e poi tronano giù. «Dai papà, me lo ha regalato...».
Regalato un bel niente, perchè dopo averlo messo in mano a tuo figlio il sorridente venditore viene da te o da tua moglie e giustamente batte cassa. E se non vuoi trattare e rendi il prodotto si secca anche un po’. Sono le leggi del marketing e del mercato applicate con estrema abilità alle vendite ambulanti. Non si scappa. E il tuo no, il tuor rendere il giochino a chi lo aveva con tanta benevolenza «donato», il tuo non voler dare un’offerta diventano l’atto di una papà o di una mamma cattivi e senza cuore. Vaglielo a spiegare ai tuoi figli in lacrime che nella Babele che è oggi il Castello una volta c’erano gli Sforza.
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