
Che potere ha la lingua?
"Molto grande. Enorme. Incredibilmente grande".
Perché?
"Perché la lingua ci porta fino al limite. Ci porta a un confine che possiamo raggiungere solo grazie all'arte: nient'altro è in grado di farlo. E solo quando siamo fermi su questa linea di confine, solo allora possiamo percepire che, oltre al nostro mondo, ne esiste un altro".
Che cosa accade su questo confine?
"Stare su questa linea di confine è esaltante, ma allo stesso tempo ci fa anche disperare. È esaltante perché, senza, non potremmo sapere che c'è qualcosa oltre l'universo che percepiamo; ma fa anche disperare perché, anche se pensiamo di avere visto qualcosa oltre il confine, non riusciamo a definire che cosa sia quella cosa".
L'arte ci dà un assaggio del senso?
"No. Non del senso. Anzi, l'arte ci mostra proprio che l'esistenza non ha alcun senso. Il che non significa che sia insensata, ma soltanto che non è un senso quello che ha. Che cosa sia ce lo può dire solo la poesia".
Oltre a Rilke, quali altri autori ama?
"Tantissimi. Molti italiani. Dante, ovviamente. Tomasi di Lampedusa. Cesare Pavese, per esempio, è particolarmente interessante per me perché, anche se nei suoi romanzi più famosi non è possibile dire che cosa succeda, l'atmosfera malinconica che questi romanzi trasudano è indimenticabile. Infatti restano impressi per sempre".
Lei è nato e cresciuto sotto una dittatura. La letteratura è un modo di combattere per la libertà?
"Penso che, in una dittatura, la letteratura possa essere usata proprio per questo: per sentirci liberi, anche quando non lo siamo. Sotto una dittatura, è la mancanza di libertà politica a rendere la vita brutta e disperata; in una società dove c'è la libertà politica, è la mancanza di libertà a renderci disperati e, quindi, bisognosi di ricorrere alla letteratura".
Manca comunque la libertà?
"Sì, sotto una dittatura c'è mancanza di libertà politica; in una democrazia c'è mancanza di libertà in senso assoluto. Per esempio, nei Paesi dell'Europa dell'Est, quando è venuta meno la mancanza di libertà politica, la gente si è ritrovata ad affrontare una mancanza di libertà elementare, che pervade ogni cosa".
Come condizione dell'essere umano?
"Sì, esatto. Quando una persona vive in una situazione dove manca la libertà politica, pensa che, venendo meno la dittatura, si arriverà a uno stato di vera libertà. Si illude che, da quel momento in avanti, sarà libera da tutti i punti di vista, e invece dovrà rendersi conto che non è così: non sarà libera, perché è parte della natura, e la natura non conosce la libertà".
Perciò ci serve la letteratura?
"Sì, perché quando ciò avviene l'uomo capisce con lucidità la propria situazione nell'universo".
Quindi la letteratura è consolatoria ed è legata al nostro desiderio di libertà?
"Sì, possiamo anche dire così. È collegata alla libertà, perché fa nascere un sentimento di compassione".