
Non c’è niente da fare: il Giro d’Italia senza pubblico non si può vedere. Dopo le tre tappe in Albania con le strade desolatamente vuote, l’entusiasmo del pubblico pugliese per la prima tappa italiana della corsa rosa ha ricordato a tutti come la cornice di pubblico sia fondamentale per il Giro. Ad animare l’avvicinamento al traguardo di Lecce ci ha pensato lo spagnolo della Polti Francisco Munoz, che si è lanciato in una fuga solitaria da ben 133 chilometri.
Alla fine le squadre dei velocisti hanno ripreso il ciclista iberico, dando il via al gioco dei treni che si è risolto con la prevedibile volata di gruppo. A spuntarla è stato Casper van Uden, che resiste alla rimonta di Kooij e di Mads Pedersen, che comunque conserva la maglia rosa. La notizia più bella è che il Giro ha ritrovato quel grande entusiasmo che lo rende unico al mondo. Si replica domani con l’arrivo in salita a Matera che potrebbe riservare qualche scossone alla classifica generale.
Com’è andata la tappa
Il compleanno numero 116 della corsa rosa, che prese il via da Milano a Bologna il 13 maggio del 1909, viene salutato dal pubblico pugliese per la prima tappa italiana di questo Giro. Al via, lo spagnolo Munoz della Polti prova una fuga immediata ma nessuno ha voglia di dargli una mano: dopo tre tappe nervose, il gruppo preferisce lasciarlo andare da solo. Il 23enne di Oviedo arriva con ben 4 minuti di vantaggio alla salita di Putignano, salutato dall’entusiasmo di un pubblico finalmente presente in gran numero sulle strade. Alle sue spalle, Moniquet scippa un punto al leader della classifica scalatori Lorenzo Fortunato ma il vantaggio dell’azzurro dell’Astana è di sempre 9 punti. I primi 50 chilometri scorrono via senza grosse emozioni fino a quando una borraccia vagante causa una caduta che coinvolge la maglia rosa Mads Pedersen, Giulio Ciccone, Bardet, Pidcock e diversi ciclisti della Lidl-Trek.
Crash in the peloton.
— Giro d'Italia (@giroditalia) May 13, 2025
The Maglia Rosa is involved, with @giuliocicco1, @romainbardet, and @NickolasZukows2 (Q36), with the latter leaving the race.
We wish a speedy recovery to the Canadian #GirodItalia pic.twitter.com/gUOaSXam1A
Il canadese Zukowsky è costretto al ritiro mentre l’azzurro Moschetti cambia la bici ma comunque torna in corsa: il treno della Red Bull-Bora-Hansgrohe esce indenne e rimane compatto a proteggere Primoz Roglic, a soli 9 secondi dalla maglia rosa di Pedersen. I sei secondi di abbuono del traguardo volante di Ostuni vanno a Munoz mentre la volatina del gruppo vede Del Toro togliere due secondi di abbuono al campione sloveno. Il gruppo ora viaggia spedito, tanto da dimezzare il vantaggio di Munoz a metà tappa: comunque ottima l’azione del ciclista della Polti, che continua a spingere con forza. Unica preoccupazione tra le ammiraglie il vento laterale che potrebbe causare i classici “ventagli”, scompaginando l’avvicinamento al circuito di Lecce: il nervosismo fa alzare il ritmo, tanto da ridurre sotto il minuto il vantaggio di Munoz. Lo spagnolo è ripreso dopo ben 133 chilometri di fuga: applausi a lui per un’azione comunque importante.

Il gruppo si anima per la volata lunga del traguardo volante di San Pancrazio Salentino, che vede la sfida al fotofinish tra Olav Kooij e Mads Pedersen, con il ceco che la spunta per un niente sul danese e su Kaden Groves. Il ritmo del peloton si alza progressivamente, con le varie squadre ansiose di entrare al meglio nel circuito di Lecce da 12 chilometri che andrà affrontato per due volte. Strade strette, velocità molto elevata e gruppo compattissimo all’ingresso nel circuito, con gli occhi aperti per le tante rotonde ed i problemi sempre presenti in un circuito cittadino. La caduta che coinvolge Munoz, Kragh Andersen e la stessa maglia rosa ricorda come ogni spartitraffico possa riservare pericoli inaspettati. Se Pedersen rientra in gruppo, il suo gregario, fondamentale nel lanciargli la volata, fatica a riprendere, aiutato da Ciccone, ritardato da un problema meccanico. L’assenza della Lidl-Trek dalla testa del gruppo sembra un invito a nozze per le squadre rivali ma il circuito di Lecce è davvero insidioso. Nonostante i vari inconvenienti, il treno di Pedersen si fa rivedere in testa a 6 chilometri dalla fine ma la situazione cambia di minuto in minuto. Finale ad altissima velocità e volata lunga, tiratissima: la spunta Casper van Uden, che resiste alla rimonta di Kooij e Pedersen, solo quarto.
Eroico Munoz, sfortunato Pedersen
Anche se non ha potuto trionfare al traguardo, sugli scudi lo spagnolo della Polti Francisco Munoz, che ha avuto il coraggio di tentare un’azione solitaria fin dalla partenza. Quello che era nato come un attacco di disturbo, sperando che qualche altro ciclista si aggregasse per dare il via ad una fuga organizzata, è diventato un inno all’incoscienza portato avanti con coraggio e garra tutta iberica. Difficile immaginare cosa gli sia passato nella testa durante quei lunghissimi 133 chilometri passati in testa alla corsa rosa, in splendida solitudine come gli eroi del ciclismo di una volta. Le possibilità di arrivare da solo al traguardo erano bassissime e, appena le squadre dei velocisti si sono svegliate, i cinque minuti di vantaggio sono evaporati. Conta niente: applausi a scena aperta al ciclista di Oviedo per la sua azione tanto insensata quanto splendida.

Strategia, invece, più conservativa quella seguita dalla maglia rosa Mads Pedersen, che ha preferito rimanere nella pancia del gruppo per quasi tutta la tappa. Se questa scelta gli è costato lo stop imprevisto della caduta, dalla quale per sua fortuna è uscito indenne, il danese è arrivato con le batterie cariche agli sprint intermedi e alla volata finale di Lecce, nonostante le tante energie spese per rientrare in gruppo dopo la caduta di Munoz. Alla fine, però, la sfortuna e il finale caotico sono costati caro a Pedersen, che finisce ai piedi del podio, perdendo la possibilità di allungare sui rivali in classifica generale. Comunque in gran forma il danese e molto forte la sua squadra, una delle più complete in questo Giro 2025. Cosa ha fatto Primoz Roglic? Non si è fatto prendere dalla frenesia di rimettersi la maglia rosa, preferendo controllare la situazione e conservare le energie per le tappe più complicate, quelle nelle quali si deciderà il vincitore di questo Giro. Risparmiare le forze dei suoi gregari, raramente coinvolti nelle azioni del peloton, potrebbe essere una scelta saggia che pagherà dividendi importanti più avanti in questa massacrante maratona.

La tappa di domani
I 151 chilometri che porteranno la carovana del Giro da Ceglie Messapica a Matera all’apparenza sembrano facili ma questa tappa potrebbe riservare un finale a sorpresa. Gli ultimi chilometri arrivano, infatti, dopo qualche salita non semplicissima e una salita finale che potrebbe agevolare il compito di una fuga organizzata. Dopo un inizio di gara tranquillo, la salita del Montescaglioso darà il via a 28 chilometri da prendere con le molle, specialmente per i velocisti.

Se i 2,9 chilometri all’8,3% di pendenza media sono niente per gli scalatori, le squadre degli sprinter saranno sulla difensiva per evitare il peggio. Meno duro ma altrettanto complicato l’avvicinamento a Matera: la salita da 5,6 chilometri al 4,6% a 12 chilometri dall’arrivo farà qualche danno ma è solo la prima delle difficoltà prima di arrivare al traguardo.
Le due salitelle nel finale apriranno il fianco ad attacchi importanti, specialmente la rampetta da 10% a meno di due chilometri dall’arrivo. Finale tecnico e in leggera salita, aperto ad ogni soluzione.
La classifica
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