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"2 euro al chilo". La stangata nel carrello: a cosa dobbiamo prepararci

Inflazione e aumenti del costo del frumento hanno fatto lievitare i prezzi sulla pasta: ecco le differenze con il 2020 e i timidi segnali positivi per il 2023

"2 euro al chilo". La stangata nel carrello: a cosa dobbiamo prepararci
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Anche se l'inflazione registra un seppur minimo calo, come abbiamo visto sul Giornale.it sarà ancora evidente l'onda lunga della crisi del 2022 sul carrello della spesa. L'alimento principe per eccellenza in Italia, la pasta, sta facendo i conti con rincari record dovuti soprattutto agli aumenti delle materie prime ma anche sulla produzione con prezzi finali che raggiungono e superano due - e in alcuni casi anche tre - euro al chilo.

La differenza con due anni fa

L'analisi è stata compiuta dalla rivista Il Salvagente che ha confrontato 20 marchi commerciali molto noti con i prezzi del dicembre 2020 sulle confezioni da un chilogrammo: oltre ad aver condotto un'analisi qualitativa per scovare eventuali tracce di micotossime e altri elementi tossici, è stato fatto un paragone con i prezzi di poco più di due anni fa grazie ai numeri forniti da Ismea (l’Istituto di Servizi per il mercato agricolo alimentare) e l'abisso è enorme. Tra i leader del settore c'è Barilla che è passata da 1,72 euro al chilo a 2,03, quindi il 18% in più rispetto a fine 2020. Un'altra pasta molto acquistata è De Cecco, passata da 2,70 euro al chilo a 3,44 euro (+27%). Va peggio per Rummo che passa da 2,12 euro a 3,10 (+46%). Sul carrello del supermercato, comunque, la voce grossa la fa La Molisana che aumenta del 70% in due anni passando da 1,80 euro al chilo a 3,08 euro.

Gli aumenti sul frumento

Inflazione e caro-energia, oltre ai fattori di produzione spiegati prima, hanno fatto lievitare il costo del frumento di almeno un 30% nell'anno solare. La buona notizia, se c'è, è che questo dovrebbe essere il famoso picco dal quale si dovrebbe tornare a scendere nei prossimi mesi del 2023 con riscontri tangibili sul carrello. Anche a causa della guerra è stato evidente il calo di produzione di grano duro con un aumento di prezzo medio "della granella di frumento duro" che "ha raggiunto 473,18 euro a tonnellata, in aumento del 73,5% rispetto al 2020/21", ha scritto Ismea in un suo report. Nel 2020, quindi prima di Covid e guerra, il prezzo medio era compreso tra 270 e 300 euro a tonnellata. "Nella media del periodo cumulato dei primi nove mesi dell’anno, i prezzi della pasta sono cresciuti del 21,9% rispetto all’analogo periodo 2021".

Cosa succede ai supermercati

Aumenti anche sui marchi di pasta da un chilo sui marchi della grande distribuzione: prendendo sempre l'esempio sulle confezioni da un chilo, gli spaghetti Coop costano il 33% in più (prima 1,38 euro, ora 1,84 euro al chilo), Esselunga è passata al +26% (adesso costa 1,38 euro), Conad è salita da 0,78 a 1,09 euro (+39%) su due confezioni da 500 grammi. Anche se più contenuti rispetto ai grandi marchi nazionali, in due anni i prezzi sono quasi raddoppiati con Eurospin che addirittura fa segnare un +92%.

A parte l'import dall'estero, la produzione italiana si è attestata a 3,84 milioni di tonnellate nel 2022, in leggero calo rispetto all'anno precedente (3,88 milioni).

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