
I punti chiave
Può sembrare un errore irreparabile quello di dimenticare una spesa detraibile nella dichiarazione dei redditi. Ma in realtà, anche chi ha commesso questa svista ha ancora margini per rimediare. A confermarlo è l’ordinanza n. 14889 della Corte di Cassazione, depositata il 28 maggio 2024, che chiarisce come il contribuente mantenga il diritto a beneficiare delle detrazioni anche se non inserite nella dichiarazione originaria, a patto che vengano successivamente recuperate tramite dichiarazione integrativa. Ecco tutto ciò che c'è da sapere.
Il principio giuridico
Il principio non è nuovo: già in passato, la giurisprudenza aveva stabilito che gli errori commessi nella compilazione della dichiarazione non impediscono, di per sé, il riconoscimento del beneficio fiscale, se corretti nei tempi previsti dalla legge. Infatti, il contribuente può integrare la propria dichiarazione fino al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è stata presentata. Questo significa, per fare un esempio concreto, che per spese sostenute nel 2023 e non indicate nel 730/2024, c’è tempo fino alla fine del 2029 per recuperare le detrazioni fiscali spettanti.
Il rimedio
Il rimedio, in questi casi, non è il 730 integrativo — che ha scadenze più ristrette, solitamente entro il 25 ottobre dello stesso anno — bensì l’utilizzo del modello Redditi, barrando l’apposita casella relativa alla dichiarazione integrativa. Si tratta di una procedura prevista espressamente dalla normativa tributaria, precisamente dall’articolo 2, comma 8, del DPR 322 del 1998. Questa norma consente al contribuente di correggere errori o omissioni nella dichiarazione originaria, anche quando tali errori riguardano oneri deducibili o detraibili che comportano un credito d’imposta a proprio favore.
Cosa specificare nel modello Redditi
Nel modello Redditi, è possibile specificare se si intende correggere un errore scoperto spontaneamente oppure se si sta rispondendo a una comunicazione dell’Agenzia delle Entrate. Nel primo caso, l’obiettivo è sanare una dimenticanza che ha inciso sul calcolo del reddito o dell’imposta dovuta. Nel secondo, si tratta invece di regolarizzare la propria posizione dopo una segnalazione ricevuta. In entrambi i casi, se dalla correzione emerge un credito, questo potrà essere utilizzato per compensare altre imposte oppure richiesto direttamente a rimborso.
Il caso all’origine dell’ordinanza della Cassazione riguardava i bonus edilizi, ma i principi espressi sono applicabili a tutte le tipologie di detrazioni previste dalla normativa fiscale. Non solo quindi per lavori di ristrutturazione, ma anche per spese sanitarie, scolastiche, universitarie, per abbonamenti ai trasporti, per attività sportive dei figli, per affitti universitari e molto altro.