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Pnrr, ecco la strategia del governo per rispettare i termini del piano

La questione della terza tranche del Pnrr è un po’ confusionaria, ecco la posizione del governo e la strategia per rispettare i termini del piano. La premier Giorgia Meloni rassicura e spiega come coinvolgere le opposizioni per attuare le riforme necessarie

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La premier Giorgia Meloni, intervistata da Il Messaggero, cerca di fare chiarezza sul Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza che prevede il raggiungimento di 527 obiettivi e finanziamenti totali per 191,5 miliardi di euro.

La prima rata di 21 miliardi entrati nelle casse pubbliche italiane risale al 2022, suddivisa in 10 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto e in 11 miliardi sotto forma di prestiti. La seconda tranche, di pari importo e di medesima suddivisione è stata incassata a dicembre del 2022.

La terza tranche sta ponendo qualche grattacapo in più, vale 19 miliardi ripartiti in 10 miliardi a fondo perduto e 9 miliardi in prestiti, ed è ancorata al raggiungimento di 55 tra obiettivi e traguardi che l’Italia avrebbe dovuto concludere entro la fine del 2022.

Il tempo corre e il governo deve anche impegnarsi per assicurarsi la quarta tranche da 16 miliardi (1,9 miliardi a fondo perduto e 14,1 miliardi in prestiti) che Bruxelles approverà con il raggiungimento di 20 milestone e 7 obiettivi, tra i quali la riforma della giustizia e quella del pubblico impiego.

Va detto che tutti i Paesi hanno ricevuto contestazioni dall’Unione europea, l’Italia non è una mosca bianca, e la premier ha sempre ribadito che il Pnrr è fondamentale per l’Italia ed è una priorità per il governo.

La posizione del governo sul Pnrr

La premier, nel rispondere all’intervista de Il Messaggero, ha evidenziato come la fretta sia sempre una pessima consigliera. Di fatto, il Pnrr è stato scritto in tempo di pandemia, oggi le priorità sono cambiate e ci sono elementi nuovi e imprevedibili, il pensiero corre alle alluvioni che hanno martoriato soprattutto l’Emilia-Romagna e l’Italia ha tempo fino al 31 agosto 2023 per una revisione approfondita di tutto il Piano.

Il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto sta lavorando con la Commissione europea per assicurare l’attuazione di tutti gli interventi previsti e non c’è motivo di farlo in fretta e male.

La fase di ricognizione con le amministrazioni centrali italiane è terminata e le proposte di modifica, ha dichiarato Giorgia Meloni, verranno formalizzate durante le prossime settimane. Il tempo c’è e, come detto, l’Italia non è fuori contesto, considerando che soltanto 5 Paesi hanno già presentato le relative proposte di revisione.

I fondi arriveranno e saranno impiegati al meglio, ha sottolineato la premier.

La strategia e il dialogo

Uno dei problemi italiani è la difficoltà con cui si riescono a impiegare i fondi, un male che riguarda tanto Roma quanto i singoli comuni, passando per le regioni. Ma è un problema noto tant’è che, ricorda la premier, anche per l’attuazione delle politiche di coesione per il periodo 2014-2020 è stato speso il 34% dei 126 miliardi di euro programmati (poco meno di 43 miliardi di euro). Questo spiega perché il ministero guidato da Fitto accorpa il Pnrr e le Politiche di Coesione, il tentativo è quello di creare un’unica regia per impiegare al meglio i fondi e fare in modo che gli investimenti abbiano ricadute positive sulla competitività dell’Italia e quindi sul Pil.

Oltre a un dicastero che si faccia carico di tutte le questioni legate all’attuazione degli interventi, la premier intende continuare il dialogo con le opposizioni, pure rispettando la volontà del popolo, per portare a termine le riforme istituzionali che sono direttamente collegate all’erogazione dei fondi europei.

Arrivare al traguardo senza snaturare la propria missione politica: “Abbiamo preso un impegno chiaro con il popolo italiano e intendiamo rispettarlo. Chi vince le elezioni deve potere governare per cinque anni, avere gli strumenti per farlo con velocità ed efficienza e, alla fine, rimettersi al giudizio del popolo”.

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