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Manovra, bonus 2026 sotto la lente: quali vengono confermati e quali scompaiono

L’obiettivo è rendere il pacchetto più selettivo, ma il confronto parlamentare potrebbe ancora modificare platee, soglie Isee e dotazioni finanziarie

Manovra, bonus 2026 sotto la lente: quali vengono confermati e quali scompaiono

Il cantiere della manovra 2026 riapre la partita più attesa dai contribuenti: quella degli incentivi. Tra casa e sostegni alle famiglie, il governo prova a ridisegnare la lista di ciò che vale la pena salvare e di ciò che, invece, verrà archiviato. Il risultato è un pacchetto che alterna continuità e tagli netti, con qualche novità destinata a far discutere. Il quadro, va ricordato, resta ancora suscettibile di cambiamenti fino al via libera definitivo del Parlamento, ma le linee principali iniziano a essere leggibili.

Bonus casa

Il primo terreno è quello dei bonus casa, che in realtà sono soprattutto detrazioni fiscali. La logica resta quella dello sconto sulle imposte da recuperare in dichiarazione dei redditi, a fronte di spese sostenute per lavori e acquisti legati all’abitazione. Nel 2026 dovrebbero proseguire tre misure considerate ormai “strutturali” nel lessico delle manovre recenti: bonus ristrutturazioni, ecobonus e sismabonus. Le condizioni resterebbero quelle già in vigore, con una detrazione più generosa per la prima casa e più contenuta per le seconde, e con tetti e regole che variano in base al tipo di intervento, dalla manutenzione al miglioramento energetico fino alla riduzione del rischio sismico. Anche il calendario di recupero non cambierebbe, con la restituzione spalmata in più anni.

Bonus mobili

Nello stesso capitolo rientra il bonus mobili, destinato a chi arreda un immobile oggetto di ristrutturazione, con la detrazione prevista alle soglie già note e un limite di spesa fissato. Accanto a questo, potrebbe riaffacciarsi l’ipotesi di un incentivo dedicato agli elettrodomestici, concepito come un voucher per favorire la sostituzione di apparecchi vecchi con modelli più efficienti. È una misura che, almeno per ora, sembra più una proposta in cerca di spazio nel testo definitivo che una certezza scolpita nella manovra.

Superbonus

Il segnale più netto, però, arriva dal fronte dei tagli. Il 2026 dovrebbe segnare l’uscita di scena del Superbonus, misura simbolo degli ultimi anni e al tempo stesso bersaglio di critiche feroci per l’impatto sui conti pubblici. Dopo la lunga stagione delle restrizioni e dei ridimensionamenti, la traiettoria sembra arrivare al punto finale. Dovrebbe sparire anche il bonus barriere architettoniche, che aveva garantito una detrazione elevata per interventi destinati a migliorare accessibilità e mobilità, come ascensori, rampe e altre soluzioni per chi vive condizioni di disabilità o fragilità motoria.

Bonus madri lavoratrici

Se la casa è il capitolo più “tecnico”, il pacchetto famiglie è quello più politico. Qui la manovra 2026 incrocia il tema demografico, il costo della cura e il tentativo di costruire strumenti mirati. Il bonus per le madri lavoratrici dovrebbe essere ritoccato al rialzo, con un incremento dell’importo mensile per dipendenti e autonome con almeno due figli a carico, sempre nei limiti Isee previsti. L’idea è evidente: alleggerire una parte dei costi che gravano su chi lavora e ha figli, anche se la portata economica resta contenuta rispetto al peso complessivo della spesa familiare.

Un aiuto per genitori separati o divorziati

Tra le novità più attese c’è anche un aiuto pensato per i genitori separati o divorziati che, oltre al mantenimento dei figli, devono sostenere pure l’affitto di una nuova casa perché non abitano più nell’abitazione familiare. Per ora la misura viene descritta in modo essenziale, con un fondo dedicato e l’indicazione di requisiti legati all’età dei figli a carico, ma sarà probabilmente uno dei punti su cui il Parlamento potrebbe intervenire per definire meglio criteri e platea.

La Carta Valore

L’altra novità che rischia di polarizzare il dibattito è la Carta Valore, un contributo da spendere in beni e attività culturali. L’intento è quello di sostenere l’accesso alla cultura dopo il diploma, ma i criteri ipotizzati di accesso, legati all’età di conseguimento del titolo, potrebbero creare esclusioni e alimentare la critica di una misura costruita con maglie troppo strette. Il rischio è quello di penalizzare percorsi scolastici non lineari o chi ha scelto canali formativi professionalizzanti che non portano a un diploma tradizionale.

I bonus nuovi nati

Nel pacchetto delle conferme dovrebbero restare sia il bonus nuovi nati, con l’assegno una tantum e i relativi paletti Isee, sia il bonus asilo nido, modulato in base alla situazione economica e destinato alle famiglie con bambini piccoli. La novità qui sarebbe l’allargamento dei servizi coperti, includendo strutture e formule educative più ampie rispetto all’asilo tradizionale. Dovrebbe tornare anche la Carta dedicata a te, strumento di sostegno per l’acquisto di beni essenziali rivolto alle famiglie in maggiore difficoltà economica. Non rientrerebbe invece nel 2026 il bonus sport, pensato per aiutare le famiglie con redditi più bassi a sostenere i costi delle attività sportive dei figli.

Bonus psicologo e reddito di libertà

Rimangono anche misure di natura diversa ma socialmente sensibili. Il bonus psicologo dovrebbe essere confermato, pur con i limiti strutturali già emersi nelle edizioni precedenti, quando le risorse disponibili non sono riuscite a coprire la domanda e i tempi di accesso hanno spesso registrato criticità. Il reddito di libertà, rivolto alle donne vittime di violenza seguite dai centri antiviolenza o dai servizi sociali, dovrebbe essere rifinanziato, anche se con dotazioni più contenute rispetto al passato.

La riforma dell'Isee prevista in manovra

A cambiare i contorni di molti incentivi potrebbe essere poi la riforma dell’Isee prevista in manovra, con l’esclusione della prima casa dal calcolo dell’indicatore. Se confermata, questa scelta abbasserebbe il valore Isee per molte famiglie proprietarie, potenzialmente ampliando l’accesso a bonus oggi preclusi per pochi euro di scarto. Ma lascerebbe aperta una frattura evidente: chi vive in affitto non avrebbe lo stesso vantaggio da ricalcolo. È qui che si innesta la critica politica più dura. L’opposizione contesta una manovra costruita su misure percepite come intermittenti e frammentate, interventi che danno sollievo nell’immediato ma faticano a incidere sulle cause profonde delle difficoltà economiche. Il rischio, sottolineano i critici, è quello di un welfare a singhiozzo, fatto di bonus che nascono, cambiano nome e poi scompaiono, utili anche alla narrazione ma meno solidi se l’obiettivo è disegnare riforme durature.

La legge di bilancio 2026, insomma, sembra riproporre un equilibrio già visto: tenere in vita ciò che ha un consenso largo, chiudere le misure più costose e inserire nuovi strumenti selettivi, con la consapevolezza che la vera partita, come sempre, si giocherà sugli emendamenti e sulla versione finale del testo.

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