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Partite Iva e pagelle fiscali, come cambia il concordato

Non sarà più necessario il voto 8 nella pagella fiscale per aderire al concordato preventivo biennale per le partite Iva. L’addio graduale alla pagella è essenziale per le casse del fisco e il rapporto trasparente tra erario e contribuenti

Partite Iva e pagelle fiscali, come cambia il concordato preventivo biennale

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Il concordato preventivo biennale per le partite Iva sarà accessibile anche alle imprese, ai professionisti e agli autonomi che non hanno raggiunto il voto 8 nelle pagelle fiscali e che, come tali, non sono giudicati affidabili in ottica tributaria.

Un argomento che può risultare complesso e che va sviscerato per essere compreso appieno, a cominciare dall’idea stessa di pagella fiscale fino all’intenzione di renderla sempre meno vincolante ai fini di evincere l’attendibilità dei contribuenti, così come deciso dal Consiglio dei ministri mediante l’approvazione del decreto Accertamenti il quale, a sua volta, si rifà in prima battuta alla riforma fiscale 2023 e si estende anche alla riforma fiscale 2024.

La pagella fiscale

Il decreto Accertamenti, approvato dal Consiglio dei ministri il 28 dicembre 2023 attua di fatto ciò che è stato previsto dalla riforma fiscale 2023 e che si estende alla riforma fiscale 2024 strettamente legata alla legge di Bilancio 2024.

La pagella fiscale è un documento finanziario che fa leva sugli Indicatori sintetici di affidabilità fiscale (Isa) per stabilire l’affidabilità di un contribuente. Gli Isa sono stati introdotti con il periodo di imposta 2018 al fine di rimpiazzare gli studi di settore e, giacché ricordano in qualche modo i voti scolastici, hanno ottenuto il nome letterario di “pagella fiscale”.

Nell’ambito delle semplificazioni fiscali volute dall’esecutivo Meloni, è previsto l’addio graduale delle pagelle fiscali e questo permette ai contribuenti di ristrutturare gli eventuali debiti con il fisco, saldandoli in modo più diluiti nel tempo, così come prevede il concordato preventivo biennale.

Come cambia il concordato preventivo per le partite Iva

Il concordato preventivo biennale, in sintesi, è una proposta di accordo sul reddito relativo ai due anni successivi che l’Agenzia delle entrate farà ai titolari di partite Iva, basandosi sui dati in proprio possesso. Il contribuente può accettare o rifiutare tale proposta, pensata soprattutto per semplificare e rendere più chiaro il rapporto tra fisco e contribuenti.

Come detto, non servirà più il voto 8 per potervi accedere ed è una modifica sulla quale la commissione Finanze del Senato non intende transigere: in altre parole possono accedere al concordato preventivo biennale anche i contribuenti – partite Iva, imprese e professionisti - che hanno un'attendibilità relativa.

Tutto ciò entra nell’ottica del piano antievasione pensato per le partite Iva con ricavi o compensi inferiori ai 5,1 milioni di euro e per quelle che sottostanno al regime della Flat tax.

Nelle prossime ore la commissione Finanze del Senato dovrebbe chiedere l’introduzione di una forbice del 10% alla proposta del fisco sull’imponibile e, a cascata, anche sulle imposte da pagare.

"Una forbice del 10% è una proposta razionale"

Il presidente della commissione Finanze del Senato Massimo Garavaglia (Lega) spiega che “è una proposta razionale perché una forbice del 10% serve a evitare di introdurre di fatto una minimum tax decisa dall'Agenzia”.

Si tratta di una forbice propedeutica alla possibilità di prendere in considerazione i dati Isa per il periodo di imposta 2022 per favorire l’accesso al concordato preventivo biennale, tenendo però conto che non mancano le criticità: per il 2024, ossia il primo anno durante il quale il concordato è applicabile, sarà necessario rimandare i termini almeno di 30 giorni, ampliando così il tempo a disposizione dei contribuenti per accettare o meno la proposta di concordato.

Per stringere i tempi e fare in modo che il sistema possa essere perfettamente operativo nel corso del 2025, Garavaglia ipotizza che il Parlamento possa spronare il Governo a operare affinché il maggiore numero di contribuenti possa valutare l’adesione al concordato.

Ampliare i termini per l’adesione fino al prossimo 15 ottobre e non porre il limite rappresentato dal “voto 8 in pagella” permette di ampliare la platea di chi vorrà aderire, con beneficio per le casse dell’erario e per i rapporti tra questo e i contribuenti.

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