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Rimborso 730 in busta paga: cosa c’è da sapere

Gli eventuali crediti maturati nei confronti del Fisco dai lavoratori dipendenti con la dichiarazione dei redditi, vengono erogati in busta paga dal datore di lavoro. Ecco con quali modalità e tempi

Rimborso 730 in busta paga: cosa c’è da sapere
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Il 30 settembre dovrebbe concludersi la fase di erogazione, laddove maturati, dei rimborsi Irpef relativi al 730/2023, in busta paga per i dipendenti, nel cedolino pensione per i pensionati, in base ai dati inseriti nella dichiarazione dei redditi. Usiamo il condizionale, perché, come vedremo, in alcuni casi i rimborsi potrebbero essere rateizzati dal datore di lavoro, arrivando fino a dicembre. Ma come funziona questo tipo di rimborso? Gli importi sono lordi o netti? Cosa fare in caso di ritardi? Cerchiamo di dare risposta a queste e ad altre domande sull’argomento.

Cos’è e come funziona il rimborso 730 in busta paga

Con la presentazione della dichiarazione dei redditi si ottiene un vero e proprio conguaglio fiscale, da cui maturano crediti o debiti nei confronti del Fisco. In particolare, il conguaglio Irpef può essere a debito per il dipendente, qualora debba farsi carico di ulteriori somme rispetto a quelle già trattenute nel periodo d’imposta, oppure a credito, se la tassazione calcolata nel corso dell’anno precedente fosse stata superiore a quella effettivamente dovuta. Nel caso di dipendenti e pensionati, il conguaglio viene gestito dal sostituto d’imposta, che andrà ad indicare in busta paga, o nel cedolino pensione, il credito o il debito emerso.

Dal momento che il saldo a debito o a credito del 730 normalmente viene gestito dal datore di lavoro direttamente con la busta paga in qualità di sostituto d’imposta, questi potrà effettuare, in caso di debito, una trattenuta delle imposte ancora dovute, o erogare, in caso di credito, il rimborso Irpef delle imposte trattenute in eccedenza. Può anche darsi che al momento della dichiarazione dei redditi il lavoratore sia senza sostituto d’imposta, o che il sostituto sia l’Inps (qualora ad esempio si sia in pensione, o percettori di Naspi o altri sussidi a pagamento diretto).

Modalità di erogazione

Stabilito questo, il primo passo relativo alla liquidazione della dichiarazione dei redditi è la ricezione da parte dell’azienda, per via telematica dall’Agenzia delle Entrate (normalmente a partire dal mese di giugno), dei modelli 730-4, contenenti tutti i dati necessari per trattenere il debito o rimborsare il credito risultante dalla dichiarazione dei redditi del lavoratore. I lavoratori dipendenti vedono solitamente accreditato il rimborso in busta paga nella mensilità successiva alla data di trasmissione della dichiarazione dei redditi, mentre i pensionati ricevono il conguaglio nel cedolino a partire dalla seconda mensilità dalla data di presentazione del modello 730 stesso.

Le somme da trattenere o rimborsare in busta paga sono nette, non sono dunque soggette ad alcuna trattenuta per contributi Inps o tassazione Irpef. È bene anche ricordare che, secondo quanto previsto dalla normativa di riferimento, il sostituto di imposta non si occupa del pagamento del debito o del versamento del credito quando la cifra che risulta dalla dichiarazione dei redditi è pari o inferiore a 12 euro.

Cosa fare in caso di ritardi

Di fronte all’eventualità di un ritardo nell’erogazione del rimborso, è importante distinguere tra contribuenti con sostituti di imposta e non.

I contribuenti che abbiano un sostituto di imposta possono controllare, in prima persona o affidandosi a Caf o professionisti, che la dichiarazione sia stata presentata all’Agenzia correttamente, verificare la presenza del modello 730-4 necessario per la liquidazione degli importi, rivolgersi direttamente all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate competente sul territorio, attraverso i canali online, o recandosi in prima persona in sede.

Coloro, invece, che non abbiano un sostituto di imposta devono rivolgersi direttamente all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate di competenza territoriale, dopo aver verificato l’invio corretto della propria dichiarazione dei redditi 2023.

Si tenga presente che, trascorsi dieci anni, il diritto al rimborso 730 cade in prescrizione. Tale periodo viene conteggiato a partire dalla data di presentazione della dichiarazione dei redditi. Lo stato di prescrizione può essere interrotto inviando un sollecito all’Amministrazione Finanziaria.

Rateizzazione e incapienza

Normalmente, come detto, le aziende erogano il rimborso 730 direttamente in busta paga e in un’unica soluzione. Ci sono però situazioni in cui il datore di lavoro può rateizzare il rimborso, come in caso di incapienza. Si parla di incapienza fiscale nel caso in cui l’ammontare delle ritenute complessivamente operate risulti insufficiente a rimborsare i crediti da 730; in tal caso le somme residue devono essere riconosciute nei mesi successivi. Il caso in cui il datore di lavoro comunichi di essere incapiente e proponga al dipendente la rateizzazione del rimborso Irpef, è quindi del tutto legale, ma il rimborso, che può essere anche in rate di importo variabile, deve avvenire entro il mese di dicembre.

In caso di incapienza del lavoratore, se cioè l’Irpef da versare ogni mese fosse minore di quella spettante come rimborso, il datore di lavoro potrà erogare il credito residuo anche nei mesi successivi, superando dicembre. Ancora: se a febbraio non si sarà ricevuto tutto il rimborso, l'azienda potrà inserirlo nella Certificazione Unica: l’importo spettante potrà così essere riportato nel nuovo modello 730, indicandolo come eccedenza dell’anno precedente, così da ottenere il rimborso nelle altre buste paga. In alternativa, si potrà chiedere di essere rimborsati direttamente all’Agenzia delle Entrate.

Attenzione: per evitare di ricevere il rimborso a rate, è possibile chiedere al datore di lavoro un’apposita dichiarazione di incapienza, con cui chiedere il rimborso all’Agenzia delle Entrate, tramite specifica istanza, anche se i tempi in questo caso sono piuttosto lunghi.

Cessazione del rapporto di lavoro

In caso di dimissioni o licenziamento, si ha comunque diritto di ricevere quanto spetta. Se il rapporto di lavoro si chiude, il datore di lavoro è tenuto ad erogare la somma in un’unica soluzione, nell’ultimo cedolino, dal momento che il presupposto della rateizzazione è la sussistenza del rapporto di lavoro.

Se l’Irpef è a debito

Qualora il conguaglio Irpef nel 730 fosse a debito per il contribuente, il sostituto d’imposta tratterrà dalla busta paga la somma dovuta in una o più rate, a seconda della scelta compiuta dal contribuente nella dichiarazione dei redditi. La somma trattenuta dallo stipendio sarà poi versata al Fisco dal sostituto d’imposta con F24.

Quando a rimborsare è l’Agenzia delle Entrate

L’Agenzia delle Entrate liquida le somme a credito direttamente al lavoratore, a fronte di un modello 730 (ordinario o precompilato) con modifiche tali da incidere sull’ammontare del reddito complessivo o dell’imposta e che determinino un rimborso maggiore di 4.000 euro. La liquidazione dei rimborsi viene effettuata entro 6 mesi dalla scadenza per l’invio del modello 730, oppure dalla data di trasmissione effettiva, se successiva alla scadenza.

L’Agenzia paga direttamente i rimborsi anche per chi è senza sostituto d’imposta al momento della dichiarazione (come chi sia disoccupato ma non percettore di Naspi).

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