Il Comune apre all’islam ma solo per gli affari La moschea resta tabù

«Business is business». Gli affari sono affari, a fare la sintesi è la Lega che stranamente non ha polemizzato con il sindaco Letizia Moratti per la partecipazione ieri sera a Roma alla cena organizzata dal premier Berlusconi in onore del leader libico Muhammar Gheddafi. Ottocento invitati a tavola, tantissimi i big dell’economia. E ci si poteva aspettare dal Carroccio la richiesta di un passo indietro del sindaco dopo che Gheddafi nella capitale ha fatto un appello all’Europa a convertirsi all’Islam. «L’importante è che il colonnello non venga a fare il fenomeno a Milano» ha minimizzato Salvini. Casomai, sul rischio di un’islamizzazione è stata netta la presa di distanza della Moratti, che ha puntualizzato come la presenza alla cena fosse improntata agli interessi economici per le imprese milanesi. Sulle dichiarazioni di Gheddafi il sindaco ha chiarito: «Noi abbiamo la nostra religione, che è quella cristiana, e credo sia importante che ognuno tenga alle proprie radici nel rispetto delle religioni, le tradizioni e le storie degli altri. Poi ci sono delle scelte personali che ognuno può fare». Il consigliere comunale del Pdl Carlo Fidanza definisce quella di Gheddafi «un’islamizzazione all’amatriciana. Ma ci sprona a non abbassare la guardia e difendere con forza le nostre radici cristiane da predicatori improvvisati e dai rischi reali». Prima di volare a Roma ieri il sindaco ha ribadito la priorità: «Rafforzare le opportunità per le nostre imprese e la cultura».

Sì al business con i Paesi islamici, tutto in salita il percorso per la moschea a Milano, anche se nelle prossime settimane si riaccenderà il dibattito. Il comitato di viale Jenner intanto ha sollecitato ieri un’ordinanza urgente per chiudere il centro islamico.

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