Nomine di dirigenti bloccate, pugni sul tavolo per avere deleghe più ampie, scontri verbali al limite della rissa. In 90 giorni il rapporto tra il leghista Alessandro Cè e la giunta Formigoni è stato a dir poco turbolento. Il buon giorno si vede dal mattino: alla prima seduta del nuovo governo regionale, Cè, neoassessore alla Sanità, con i colleghi del Carroccio riesce a bloccare la nomina a direttore generale di un dirigente azzurro non gradito alla Lega. Ma è a fine giugno che il caso Cè esplode sul welfare, settore che il leghista vorrebbe accorpare sotto il suo assessorato, ricevendo il «no» di Formigoni e di Giancarlo Abelli, titolare della delega. Le sedute si scaldano. Cè accusa: «Abelli ne fa una questione di potere». E lazzurro replica: «Vuole riportare indietro nel tempo la riforma socio-sanitaria per ottenere più visibilità». A metà luglio ci risiamo. Lassessore leghista presenta una nota con variazioni di bilancio e provvedimenti da adottare in consiglio, anziché in giunta: gli altri assessori si oppongono e la discussione degenera. Lultimo scontro ai primi di agosto: Cè chiede la sostituzione di alcuni commissari di Asl con uomini di propria fiducia, senza rispettare la prassi di una decisione collegiale.
«La situazione è insostenibile» reclama qualche assessore e Formigoni avvia lazione diplomatica che potrebbe portare alla sostituzione dellassessore leghista.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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