La penetrazione del gramscismo in ogni settore della vita culturale ha soffocato per decenni una parte significativa della storiografia contemporanea, accentuando il divario tra la ricerca delle fonti e l'accuratezza delle interpretazioni. Attraverso una memoria selettiva, ha alimentato un dibattito ingannevole che, partendo dalle necessità della lotta politica, si è diffuso nelle accademie, contaminandole. Non si è trattato tanto di una carenza di analisi, quanto di un accumulo di fatti storici volutamente distorti, sempre filtrati da un approccio ideologico che li caricava di giudizi aprioristici. Questa visione unidimensionale degli eventi passati è diventata un parassita che ha corroso ogni aspetto della ricerca, minando l'idea che, per sua natura, la ricerca storica non dovesse mai essere partigiana.
Ventunesimo Secolo (Franco Angeli Editore), la rivista diretta da Gaetano Quagliariello, ha dedicato il suo ultimo numero al tema: "Il Pci e i suoi eredi. Studi sulla transizione", esplorando le molteplici modalità con cui la battaglia politica ha influenzato la storiografia. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Pci presentò sin da subito ai suoi militanti la scelta democratica come una decisione politica, piuttosto che come un atto etico e definitivo, gettando in questo modo le basi per quella doppiezza che lo avrebbe sempre caratterizzato.
Il volume esamina queste distorsioni, trattando anche le trasformazioni ideologiche, la transizione legata alla Perestroika, la questione della Gladio rossa, la nascita del Pds e, soprattutto, la questione dei finanziamenti sovietici. Punto cruciale, perché, sebbene il partito avesse a lungo negato una netta dipendenza dalla casa madre, la realtà era nota. Un tema che, tuttavia, si iniziò ad approfondire solo dopo la caduta del Muro. Poi, con lo scoppio di Tangentopoli, la vicenda finì per essere oscurata dal chiacchiericcio sugli scandali dei finanziamenti illeciti, e così, ancora una volta, il gusto per la polemica prevalse sull'analisi.
Su un crinale del genere si inserisce perfettamente il lavoro di Elena Aga Rossi, alla quale la Luiss ha recentemente dedicato un convegno. Allieva di Renzo De Felice, la studiosa ha sempre sottolineato l'importanza della revisione storica, contestualizzandola nel quadro geopolitico internazionale. Attraverso questa connessione, infatti, è possibile comprendere come le sfere di influenza e la politica estera sovietica abbiano condizionato i Paesi occidentali, in particolare l'Italia.
Si tratta di uno snodo significativo, poiché importanti passi in avanti sono stati compiuti solo grazie al recupero di una vasta quantità di documenti dagli archivi dell'ex Urss. Fu come l'apertura di uno scrigno di tesori, finalmente svelato dopo un'attesa lunga e difficile. Quando, infatti, fu presentato in Italia Il passato di un'illusione di François Furet, insieme a Renzo De Felice e Annie Kriegel, intervenne Victor Zaslavsky, che con Elena Aga Rossi ha scritto numerosi libri, sottolineando il potenziale di quegli archivi, fino a quel momento avviluppati nelle nebbie della propaganda.
Nonostante i nuovi tracciati di indagine aperti dalla studiosa, la carriera di Elena Aga Rossi è stata ostacolata da numerosi rallentamenti e difficoltà. Per Quagliariello gli esempi a sostegno di una simile affermazione, si sprecano: "il suo libro sui motivi per i quali il Proclama Alexander avrebbe risposto a logiche innanzitutto militari e non allo scopo di indebolire la resistenza è passato sotto silenzio; gli studi sulla natura plurale della resistenza e sulle vicende dei nostri militari che l'8 settembre si trovavano fuori dai confini sono stati ritenuti revisionistici; la documentazione del ruolo avuto da Stalin nella genesi della svolta di Salerno è stata a lungo ritenuta sovrastrutturale".
Ad ogni modo, l'apertura di quegli archivi è stata fondamentale, anche se periodicamente silenziata per l'asservimento alle convinzioni politiche di parte e la persistenza di una visione manichea, che hanno continuato comunque ad agire sotto traccia. E forse, a contribuire è stato anche quel sottinteso di tracotanza svelato dallo scambio di battute tra Silone e Togliatti di tanti anni fa, e riportato in un famoso aneddoto: "Palmiro avrebbe detto Silone ma non ti rendi conto che un giorno apriranno gli archivi sovietici e noi, compagni italiani, diventeremo responsabili delle malefatte del Pcus?". E Togliatti avrebbe risposto: "Se è per questo che ti preoccupi, ti posso tranquillizzare: le cose davvero serie e gravi, i compagni sovietici non le mettono mai per iscritto".
Pur tenendo conto di tutte queste variabili, il lavoro di Elena Aga Rossi emerge con forza, proprio grazie ad un saldo ancoraggio ai documenti e ad una straordinaria capacità di tenere sempre connessa la storia interna al quadro internazionale.