Così l'arte giapponese di oggi si mostra fiera delle sue origini antichissime

Grande successo di pubblico ai Mercati di Traiano a Roma per una mostra che si è proposta come intelligente vetrina dell'arte nipponica contemporanea, tra materiali inediti, bambole, ceramiche e insoliti recuperi della tradizione

Il 10 febbraio 1582 iniziò, con la missione in Europa di quattro giovani giapponesi inviati dal padre gesuita Alessandro Valignano, l'incontro tra la cultura giapponese e quella occidentale. Il dialogo fu ripreso dopo l'epoca Sadoku («paese chiuso»): da allora la cultura del Giappone ha interagito con il mondo occidentale sia dal punto di vista spirituale sia da quello tecnologico. Ne sono oggi esempio l'artigianato e il design, portatori di una tradizione estetica risalente alla seconda metà del sedicesimo secolo, oggi apprezzati a livello internazionale.
E l'interscambio tra la nostra e la cultura del Sol Levante è ancora vivacissimo, come dimostra il successo registrato dalla mostra «La luce: splendore dell'arte giapponese contemporanea» che si è chiusail 30 ottobre ai Mercati di Traiano a Roma.
Questa ampia retrospettiva dell'arte contemporanea giapponese ha dato un nuovo volto alla Grande Aula dei Mercati traianei grazie all'opera «Polygonium» di Kengo Kuma, architetto e docente universitario noto in tutto il mondo, vincitore di prestigiosi premi internazionali ed autore di studi innovativi sul rapporto tra l'architettura e la natura. Nell'ambiente che ha segnato la sperimentazione nella costruzione in cementizio delle volte romane, Kuma ha presentato un sistema di costruzioni a elementi triangolari in alluminio che propone nell'incastro di pieni e vuoti la sperimentazione di un'architettura «cancellata» come alternativa all'utilizzo imperante del cemento. L'arte giapponese contemporanea, insomma, mostra di recuperare la sua tradizione adoperando materiali moderni, dove la sperimentazione è insita soprattutto nella contrapposizione antico-contemporaneo, opera laterizia-alluminio, pieno-vuoto, colore-noncolore.
Tra le 343 opere dei numerosi artisti presentati, spiccano quelle del ceramista Imaemon Imaizumi, del bambolaio Shinkyo Nakamura e di Runa Kosogawa, creatrice di delicati oggetti in vetro.

Le opere sono estremamente varie: pitture giapponesi, pitture a china e ad olio, acquerelli, prodotti dell'arte giapponese della calligrafia, poesie, piccole sculture, fotografie, ceramiche, vetri, «bambole», monili. Le tecniche e le forme tradizionali sono riproposte in un linguaggio innovativo, nella continuità del dialogo tra la cultura giapponese e quella occidentale iniziato più di quattrocento anni fa.

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