
A vederla di sfuggita l'Università di Warwick potrebbe apparire un bunker in Normandia, una di quelle illusioni postmoderne partorite dalla penna di James Graham Ballard: globi di cemento e vetri cinti da giardini curati, con attorno piscine a vasca, edifici giovani, sfrontati nel loro differenziarsi dalle antiche istituzioni universitarie d'Inghilterra.
E a voler proseguire in questa rivendicata differenza, Warwick assume nel corso degli anni una sua obliqua forma culturale che pesca a piene mani laddove gli altri atenei non hanno osato spingersi: è a Warwick che giungono, prima che in ogni altra università del Regno Unito, i testi di Derrida, Deleuze, Lyotard, spesso in lingua originale, precedendo di anni le prime traduzioni in lingua inglese. E se il già citato Ballard amava dire che ciò che oggi ci appare fantascienza è destinato in poco tempo a divenire realtà, sarà proprio da una commistione di fantascienza, il romanzo Signore della Luce di Roger Zelazny, postmodernismo francese, cultura elettronica, cyberpunk e occultismo a generarsi quella, in apparenza bizzarra, filosofia definita accelerazionismo. In principio, sarà la Cybernetic Culture Research Unit (CCRU), informalmente costituita nel 1993, nel preciso punto di intersezione tra revival esoterico, esplosione del cyberpunk e cultura hacker: in Inghilterra, raver, traveller, gotici, amanti delle influenze industrial, informatici, filosofi marginali, iniziano ad abbeverarsi di nichilismo francese, Sade, Bataille, fantascienza scarsamente consolatoria. La CCRU vuole porsi come laboratorio capace di sondare e plasmare questo fermento. Sadie Plant, Kodwo Eshun, Iain Hamilton Grant, Stephen Metcalf, Mark Fisher, primi fondatori del collettivo, si muovono in delicato equilibrio sul ciglio dell'abisso. La CCRU, costola anarchica dell'ateneo, assume quindi una fisionomia più istituzionale, ma durerà poco: a scompaginare la sua fisionomia di bizzarro ma accettabile, almeno per i canoni di Warwick, gruppo di ricerca ci penserà il filosofo Nick Land. La sua postura sciamanica, originata dal Bataille cui è consacrato il suo primo lavoro accademico, The Thirst for Annihilation, ibrida le teorie marxiane del Manifesto e dei Grundrisse, il pensiero di Deleuze e Guattari, soprattutto quello sulla deterritorializzazione emergente da Millepiani, il Lyotard dell'economia libidinale, per poi virare su Lovecraft, cultura rave e droghe sintetiche, occultismo di Aleister Crowley, di Austin Osman Spare e della Chaos Magick, e da ultimo sull'immancabile, in quegli anni, cyberpunk.
Le sue opere Collasso e Nessun futuro, raccolta questa di scritti sparsi, hanno di recente visto pubblicazione anche in Italia, per LUISS University Press.
Arrivata in Italia anche Sadie Plant, cyber-femminista che anticiperà molte influenze attuali sul rapporto tra teorie di genere e tecnologia e che seguirà il pionieristico lavoro della Donna Haraway di Manifesto Cyborg. Il suo Zero, Uno (LUISS University Press) rappresenta ancora oggi una lettura obbligata per chiunque coltivi interesse per la cultura digitale.
Del pari, obbligata è la lettura del saggio a quattro mani di Plant e Land, risalente al 1994, Cyberpositive, nel quale i due anticipano attraverso le pagine della scienza e della fantascienza i poteri trasformativi e microfisici dell'alta tecnologia, gettando le basi di concetti in seguito sviluppati: l'iperstizione, profezia autoavverante, il Numogramma, una sorta di Cabala o Labirinto decimale per destrutturare gli eventi del passato mediante intensificazioni temporali.
Robin Mackay e Armen Avanessian definiranno l'accelerazionismo, in #Accelerate: The Accelerationist Reader, ancora oggi guida storico-concettuale definitiva del movimento, una eresia politica e individueranno nel citato romanzo di Zelazny la sua scaturigine concettuale; ma se Zelazny utilizzava il concetto di accelerazione in chiave oscura e distopica, successivamente filosofi come il Benjamin Noys di The Persistence of the Negative: A Critique of Contemporary Continental Theory inizieranno a considerare l'accelerazione come una funzione eminentemente tecnica.
Fulcro scarnificato della filosofia originaria; propiziare l'accelerazione del capitalismo per superare il capitalismo stesso, facendo leva soprattutto sull'avanzare inarrestabile della tecnologia. Per questo, inevitabilmente, assume coloriture politiche: della sua variante di sinistra, maggiore esponente resta ancora oggi Mark Fisher, che fu anche critico musicale e cinematografico e animatore del blog K-Punk. L'opera forse più rilevante di Fisher è Realismo capitalista (NOT), descritto dall'autore come "un'atmosfera che pervade e condiziona non solo la produzione culturale ma anche il modo in cui vengono regolati l'educazione e il lavoro, e che agisce come una specie di barriera invisibile che limita tanto il pensiero quanto l'azione".
Altri esponenti di questo filone progressista sono S. Srnicek e M. Williams, autori di Manifesto accelerazionista (Laterza) e di Inventare il futuro. Per un mondo senza lavoro (NOT).
Non sorprendentemente però l'idea di un'accelerazione tecnologica taumaturgica attecchisce anche alle latitudini assai sensibili della Silicon Valley. Non per caso il magnate del Tech Marc Andreessen si definisce un accelerazionista efficiente e cita espressamente Land nel suo Manifesto del Tecno-Ottimismo. E accelerare è il verbo che maggiormente ricorre nel cuore dell'amministrazione Trump, a partire dal DOGE e nei discorsi di Peter Thiel, J.D.
Vance, Elon Musk: proprio quest'ultimo ai primi di luglio su X ha postato un cartello che svetta in una sede di SpaceX e che si articola in cinque punti, i cui ultimi due recitano accelera e automatizza. Lo stesso Land, riemerso dalle nebbie insondabili della fuga dal reale, è divenuto il teorico dell'Illuminismo oscuro (Gog), sintesi estrema tra accelerazionismo, pensiero neofeudale e fondamentalismo tecnolibertarian.