Benno Neumair, condannato all’ergastolo per l’omicidio dei genitori Peter Neumair e Laura Perselli, sta scontando la sua pena nel carcere di Montorio, a Verona. Secondo quanto riportato dal Corriere dell’Alto Adige, il 34enne ha ricevuto l’incarico di insegnare scacchi agli altri detenuti. Un compito, spiegano i suoi legali Flavio Moccia e Angelo Polo, affidatogli direttamente dalla direzione del penitenziario. "Gioca molto bene e si è reso disponibile con l’amministrazione. Gli scacchi, come altre attività, aiutano ad affrontare la monotonia della vita carceraria", hanno dichiarato dal penitenziario. Neumair, che ha lasciato il regime di isolamento a fine settembre dopo un anno, partecipa attivamente alla vita della struttura e, secondo i legali, mostra "un atteggiamento collaborativo e rispettoso".
I rapporti con la famiglia e la giustizia riparativa
Benno avrebbe riallacciato i rapporti con parte della famiglia: due delle zie lo visitano regolarmente nel contesto di un percorso di giustizia riparativa avviato nel 2023. Questo tipo di percorso prevede incontri volontari tra autore del reato e vittime, per cercare una forma di riconciliazione e di consapevolezza delle conseguenze del crimine. La richiesta di aderire era stata avanzata da Benno alla vigilia del processo d’appello, in una lettera inviata alla sorella Madé e alle zie Carla, Michaela ed Elisabetta. Tuttavia, la sorella e una delle zie – entrambe parti civili nel processo – rifiutarono allora ogni contatto, ritenendo "prematuro e inopportuno" l’approccio.
"Manca il pentimento": la replica dei familiari
Le posizioni della famiglia non sembrano cambiate. L’avvocato Carlo Bertacchi, che rappresenta Madé Neumair, sottolinea come "qualsiasi percorso di giustizia riparativa debba partire dal riconoscimento pieno delle proprie responsabilità". Poi aggiunge: "Ad oggi Benno non ha mai espresso pentimento né cercato un contatto diretto con la sorella". Sulla stessa linea anche la legale Elena Valenti, avvocata della zia Carla: "Non è arrivata nessuna lettera di scuse. Non c’è stato un gesto di ammissione, né il minimo segno di rimorso. Tutto resta fermo a quanto visto in aula".
Il delitto che sconvolse Bolzano
Era il 4 gennaio 2021 quando Benno, tornato a vivere con i genitori nella casa di via Castel Roncolo a Bolzano, li strangolò con un cordino d’arrampicata dopo un violento litigio. Il primo a morire fu il padre, Peter, 63 anni, poi la madre, Laura, 68. L’uomo nascose i corpi e li gettò nell’Adige, tentando poi di depistare le indagini. Fu la sorella Madé, insospettita dal silenzio dei genitori, a spingere i carabinieri sulle tracce del fratello. Quattro giorni dopo, una macchia di sangue trovata sul ponte di Ischia Frizzi segnò la svolta. Il corpo di Laura fu ritrovato a Egna il 6 febbraio, quello di Peter riaffiorò settimane dopo, il 27 aprile, a Trento.
La condanna e la valutazione psichiatrica
Il processo di primo grado, aperto nel marzo 2022, si concluse con una condanna all’ergastolo per duplice omicidio aggravato e distruzione di cadavere, pena confermata in appello e in Cassazione. I giudici supremi hanno ritenuto che, sebbene affetto da disturbi di personalità di tipo narcisistico e antisociale, Neumair fosse perfettamente capace di intendere e volere al momento dei delitti. La Corte sottolineò che agì "con piena consapevolezza delle proprie azioni e delle loro conseguenze".
Un ergastolano che muove i pezzi
Oggi, tra le mura del carcere di Montorio, Benno Neumair insegna a muovere re e cavalli, regine e pedoni.
Un gesto apparentemente minimo, ma che secondo i suoi difensori rappresenta un modo per dare un senso al tempo che scorre dietro le sbarre. Un tentativo di ordine, forse, dopo il caos. Ma per la famiglia, il perdono resta lontano.