Due giovani vittime. Quattro persone altrettanto giovani accusate degli omicidi, due delle quali condannate alla fine dell’iter giudiziario. Si tratta dei “Delitti allo specchio” di Garlasco e di Perugia, trattati nel volume scritto a quattro mani dalla criminologa Roberta Bruzzone e dalla giornalista investigativa Valentina Magrin. Un’opera interessante: laddove l’informazione, anche capillare, non può che essere riassuntiva, il volume è analitico rispetto a indagini e processi, e serve a dare, in maniera semplice senza banalizzare, la possibilità all’opinione pubblica di formarsi attraverso dei dati. Ed è un libro da leggere oggi, a 18 anni da entrambi gli omicidi e nel pieno delle nuove indagini su Garlasco.
Cosa accomuna Garlasco e Perugia
Sicuramente, come detto, la giovane età è un fattore comune tra tutte le persone coinvolte nelle due vicende, oltre al fatto di esserci state, a Garlasco e Perugia due “vittime a basso rischio”. Chiara Poggi, al 13 agosto 2007 quando fu uccisa, aveva 26 anni, il fidanzato Alberto Stasi, poi condannato per l’omicidio, ne aveva 24, il nuovo indagato Andrea Sempio 19. Alla data del delitto, l’1 novembre sempre del 2007, Meredith Kercher aveva 21 anni, Amanda Knox e Raffaele Sollecito, le due persone indagate e poi assolte, ne avevano rispettivamente 20 e 23, l’unico condannato Rudy Guede era coetaneo della vittima.
Altri dettagli in comune sono rappresentati dai dati andati perduti durante le due indagini, in particolare dati informatici, dal fatto che il primissimo racconto del ritrovamento dei corpi sia stato reso agli inquirenti da persone poi accusate del delitto, dall’assenza dell’arma usata per uccidere, dalle problematiche connesse con impronte e reperti biologici, il complesso iter incrociato di assoluzioni e condanne ben condensato nel volume in uno schemino per visualizzare davvero cosa sia accaduto in tribunale. In altre parole quelli di Garlasco e di Perugia sono in effetti due omicidi speculari, che in vario modo hanno sollevato perplessità nell’opinione pubblica.
Un’analisi attenta e specifica
“La versione dei fatti raccontata da chi ha accusato di aver commesso un omicidio è uno degli aspetti più interessanti dal punto di vista investigativo”, si legge in “Delitti allo specchio”. Dichiarazioni, intercettazioni e testimonianze sono parte integrante nella narrazione, come il memoriale di Knox in cui è scritto: “La verità è che non sono certa della verità”. Knox racconta molte cose, tra suoi appunti e interrogatori (durati, nei cinque giorni dopo il delitto, un totale di 53 ore e 45 minuti): alcune delle sue parole sono state smontate in tribunale (e anzi sono state oggetto di una diversa causa per calunnia intentata da un soggetto nominato da lei ma completamente estraneo alla vicenda, ovvero Patrick Lumumba), ma anche ciò che per i giudici non ha corrisposto a verità, è stato importante per la ricostruzione e quindi per giungere alla sentenza di colpevolezza per Guede.
Sempre più persone si accostano alla cronaca nera, ma non tutte lo fanno con piglio scientifico, necessario per non cadere nella tentazione della teoria filolombrosiana (ovvero la tifoseria per chi appare più o meno probabile nel ruolo di killer): un libro come “Delitti allo specchio” è una sorta di manuale per capire che indagini e processi si possono comprendere solo attraverso le carte e che una sentenza non si improvvisa, neppure quando è qualcosa che molte persone non si aspetterebbe.
Nell’analisi di Bruzzone e Magrin entrano, con approccio profondamente analitico, le componenti essenziali che, in condanne e assoluzioni hanno portato alle decisioni dei giudici. E laddove le impronte e le tracce biologiche di Alberto Stasi hanno concorso, insieme ad altri elementi di un processo indiziario, alla sua condanna in via definitiva nel 2015, le impronte e le tracce biologiche (ben 460 quelle analizzate in totale a Perugia) di Amanda Knox non sono state dirimenti per collocarla sulla scena del crimine, dato che lei in quella casa di via della Pergola non solo ci viveva, ma condivideva anche il bagno - in cui sono state trovate tracce di sangue della vittima - proprio con Meredith Kercher e non con le altre coinquiline. Tanto che alla fine Knox viene appunto assolta, con Sollecito (del quale viene trovata una sola traccia, frutto peraltro di contaminazione), per non aver commesso il fatto, in via definitiva nel 2015.
Per quanto riguarda il delitto di Garlasco, grande risalto viene dato agli ormai famosi esperimenti sulla camminata di Alberto Stasi e ai pedali della bicicletta sulle quali sarebbero state rinvenute tracce di Chiara Poggi. Nessuno di questi indizi può essere preso in esame da solo ma nel suo complesso, a partire dalla telefonata che Stasi effettua al 118 per chiedere soccorsi a seguito del ritrovamento del corpo della fidanzata: tutto ciò che il condannato fa viene messo in correlazione con il resto. E lo stesso accade per Rudy Guede, condannato in via definitiva nel 2010 per il delitto di Perugia.
“Se davvero era estraneo al delitto perché non ha chiesto aiuto quando ho trovato Meredith in una pozza di sangue?”: il punto di partenza sull'inchiesta di Perugia è stato certamente il ritrovamento del Dna di un uomo sulla scena del crimine. Si trattava di Rudy Guede, “l'uomo in fuga” come venne ribattezzato dalla stampa, o “il quarto uomo”. È infatti la mancanza di una reazione attesa che tiene i fari accesi sull’ivoriano, mentre a Garlasco l'attenzione degli inquirenti su Stasi si concentra proprio a partire da quella chiamata al 118, e prosegue sulla presunzione che vittima e assassino si conoscessero bene, non solo perché Chiara Poggi venne aggredita in pigiama, ma anche perché i colpi che l'hanno uccisa solitamente indicano un legame con il killer.
L’“eredità” di Perugia e Garlasco
Che l’opinione pubblica si interroghi su chi possa aver agito in concorso - l’accusa rivolta a Guede - nell’omicidio Kercher, o se Alberto Stasi sia davvero colpevole, è un segno dei tempi, d’altra parte anche su altri grandi casi di omicidio persistono divisioni nell’italiano medio: dall’omicidio di Yara Gambirasio a quello di Sarah Scazzi, fino alla trave di Erba. Ma c’è anche dell’altro.
A oggi non risultano le possibilità di nuove prove o indizi su Perugia: nonostante le perplessità di parte dell’opinione pubblica, è un caso chiuso.
Diverso è il discorso su Garlasco, per cui c’è una nuova indagine in corso, che vede indagato Andrea Sempio per omicidio in concorso con lo stesso Stasi o con ignoti. Anche questa indagine è fortemente polarizzante, ma come in tutte le vicende delittuose la parola fine verrà messa da un’archiviazione o da una sentenza in tribunale.