La perizia sul Dna trovato sulle dita di Chiara Poggi è giunta oggi. E non si sono fatte attendere, com’è normale che sia, le reazioni dei legali della parte offesa, ovvero i parenti della vittima trucidata quel 13 agosto 2007, parenti per i quali l’omicidio rappresenta da sempre una ferita aperta.
“L’unico dato certo e infatti trascurato è il rinvenimento di Dna del condannato Stasi e di Chiara sui reperti che testimoniano gli ultimi momenti di vita della vittima”, hanno commentato gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, che seguono i genitori della 26enne Giuseppe Poggi e Rita Preda, e il fratello Marco Poggi. I legali si riferiscono ai profili genetici individuati sulla spazzatura trovata a casa Poggi, ossia la cannuccia dell’Estathè e il packaging di due vasetti di Fruttolo, oltre che un sacchetto di cereali che era su un mobile.
Secondo i legali, “dalla lettura delle conclusioni della perizia svolta con serietà e riserbo dalla Polizia di Stato, apprendiamo che nulla di nuovo è emerso a carico del signor Sempio rispetto a quanto già noto”, e si augurano che “tutto venga alla fine valutato con la dovuta attenzione e rispetto che si devono alla sentenza coperta dal giudicato”.
In altre parole, Tizzoni e Compagna ricordano che non ci sono novità rilevanti che accusino l’attuale indagato Andrea Sempio - messo per la terza volta sotto la lente degli inquirenti da marzo 2025 - e che esiste una sentenza passata in giudicato che nel 2015 ha condannato il fidanzato della vittima, Alberto Stasi. I legali si lasciano andare anche alla considerazione che “sono trascorsi ormai oltre nove mesi da quando, con cadenza quotidiana, la famiglia Poggi viene esposta a un massacrante gioco mediatico i cui fini non sono noti”.
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La perizia presentata quest’oggi dalla perita dell’incidente probatorio Denise Albani alla gip di Pavia Daniela Garlaschelli riporta l’esito di calcoli biostatistici, che offrono un supporto da “moderatamente forte” a “forte e moderato” all’ipotesi che Sempio o “soggetti imparentati” per via patrilineare possano aver contribuito alle tracce di Dna miste e parziali rinvenute sul quinto dito della mano destra e il primo della sinistra di Chiara Poggi.
Tuttavia l’analisi del cromosoma Y non permetterebbe l’“identificazione di un singolo soggetto”, cosa che non accadrebbe neppure se i profili genetici rinvenuti fossero “completi, consolidati e attribuibili a una singola fonte”.