
Spero vivamente che la colpevolezza di Alberto Stasi venga confermata anche da questo ennesimo giro di giostra.
Diversamente, semmai dovesse risultare innocente, sarebbe un terremoto devastante per il già sgangherato sistema giudiziario. In una logica di normalità, e dato che le dimissioni nel nostro Paese non esistono, dovrebbero scattare immediatamente i licenziamenti. Innanzitutto per i giudici che hanno condannato Stasi in via definitiva nel 2015 dopo un iter processuale lungo otto anni. Una durata già vergognosa e inaccettabile in sé. Se innocente, otto anni a difendersi da un'imputazione di omicidio sono la devastazione di una vita. Per giunta, un percorso costellato più di assoluzioni per non aver commesso il fatto in primo grado (2009) e in appello (2011) che di condanne. Con la Cassazione che nel rinviare il processo alla Corte d'appello indicava quanto fosse difficile «pervenire a un risultato, di assoluzione o di condanna, contrassegnato da coerenza, credibilità e ragionevolezza» e quindi «impossibile condannare o assolvere Alberto Stasi». Ragionevole dubbio. Significa che se c'è anche il minimo dubbio, allora non c'è nessun dubbio: l'imputato va assolto. Non lo dicono i telefilm americani ma i fondatori del diritto: in dubio, pro reo.
Certo, poi alla fine una condanna di merito c'è stata (2014) e pure legittimata dalla Suprema Corte (2015). Dio non voglia che adesso venga fuori che a sbagliare siano stati questi ultimi giudici. Significherebbe, stavolta sì senza ombra di dubbio, che tutti i magistrati inquirenti che hanno istruito il processo nelle varie fasi insieme agli organi investigativi siano stati non all'altezza del compito. Anche per costoro dovrebbe scattare il licenziamento, non solo perché avrebbero distrutto la vita di un innocente e perché il vero colpevole sarebbe ancora a piede libero e potenzialmente pericoloso, ma soprattutto perché nessun altro dovrebbe avere la sventura di essere indagato e perseguito da gente simile: sarebbero loro il vero pericolo per i cittadini.
Cambio di scena, una sala operatoria, l'equipe di chirurghi e infermieri devasta in modo grave il paziente, per manifesta approssimazione. Come sarebbe opportuno reagire? Quanti altri pazienti, informati dei fatti, entrerebbero in quella stessa sala affidando la vita alla medesima equipe? Sebbene mantenuti al loro posto, per la ben nota, indiscriminata e perniciosa protezione dei lavoratori, non avrebbero materia su cui operare.
Ecco, una riforma che rendesse noto il record di operazioni valide dei magistrati, in base al quale il cittadino potesse se non scegliere almeno scartare quelli poco competenti, sarebbe un passo verso quella selezione necessaria a migliorare l'offerta di giustizia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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