L'omicidio di Basiglio, i pedinamenti e le telecamere. "Così hanno agito i killer di Giuliano"

A Milano il processo davanti alla corte d'Assise sull'uccisione dell'imprenditore edile il 25 febbraio di 6 anni fa. Imputati Francesco Romeo, 75 anni, detto “Franco il Catanese" e Davide Milazzo, detto “Cipolla”

L'omicidio di Basiglio, i pedinamenti e le telecamere. "Così hanno agito i killer di Giuliano"
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L'uccisione di un imprenditore edile a Basiglio. Le rapine negli anni Ottanta con Vittorio Boiocchi, il capo della Curva nord interista ucciso nell'ottobre 2022. Il colpo del secolo nella gioielleria Damiani del dicembre 2008, quando furono rubati gioielli per 16 milioni di euro. Tre casi uniti da un nome comune: quello di Francesco Romeo, 75 anni, detto “Franco il Catanese”, a processo davanti alla corte d'Assise di Milano con l'accusa di essere uno dei killer di Giuseppe Giuliano. Il piccolo imprenditore fu ucciso a Cascina Vione, nell'area di Basiglio, il 25 febbraio di sei anni fa, di mattina presto. Stava per andare a lavoro nel suo cantiere, tra le 7.24 e le 7.26 del mattino. Curiosamente è una frazione del “sobborgo dei ricchi” in cui viveva anche Artem Uss, il figlio di un oligarca russo, la cui fuga è diventata un caso internazionale.

Il movente: Giuliano non si era piegato, con ogni probabilità, alle richieste estorsive dei suoi assassini, entrambi di Rozzano. Oltre a Romeo, che sparò materialmente, è finito dietro le sbarre anche Davide Milazzo, detto “Cipolla”, che avrebbe fatto d'autista. Sua era l'auto, una Punto bianca, usata per i pedinamenti dei giorni precedenti al delitto. Gli occhi elettronici lungo il percorso abitualmente seguito da Giuliano per andare a lavoro l’hanno inquadrata diverse volte: un “errore” che lo ha incastrato insieme al suo complice. È probabile che la corte ordini alla procura nuove indagini sul ruolo di un terzo complice, arrestato per armi nell'agosto 2019 a Pieve Emanuele insieme a Milazzo.

L'altra auto era una Renault Twingo rossa, trovata bruciata a Rozzano la notte dopo il delitto, da cui sono partiti i colpi indirizzati al furgoncino usato da Giuliano per andare in cantiere. “Giuliano non ha avuto nemmeno il tempo di tirare fuori le chiavi dal borsello”, ha spiegato Giulio Buttarelli della squadra omicidi del Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano in aula stamattina. “Lo deduciamo dal fatto che le chiavi non furono mai ritrovate, così come il suo borsello. I killer volevano fare sembrare il delitto una rapina finita male. Era chiaramente una simulazione”.

I carabinieri del nucleo investigativo a settembre e dicembre 2020 hanno depositato due informative indicando nome e cognome di Milazzo, gli elementi a suo carico e la vicinanza a Romeo. Una terza informativa è stata depositata nell'estate 2023. I due autori del delitto, come anche ricostruito in aula da Buttarelli, avevano eseguito plurimi pedinamenti e sopralluoghi, manomettendo con un bastone – una decina di giorni prima del delitto – le telecamere. “Tutte hanno ripreso il cielo il giorno dell'omicidio”. Le loro frasi intercettate dai carabinieri che a lungo hanno lavorato per incastrarli, sono state ritenute decisive dal gip Carlo Ottone De Marchi che il 13 dicembre 2021, invece di archiviare l'inchiesta come chiesto dalla procura, ha ordinato nuove indagini alle pm Silvia Bonardi e Rosaria Stagnaro. Nel luglio 2024 arriva la svolta: Milazzo, sentito, confessa inaspettatamente.

In aula è stato ricostruito anche il giallo del gps installato nella twingo rubata e che aveva smesso di funzionare a gennaio, un mese e mezzo prima dell'omicidio.

“È probabile che sia scaduto il contratto con la società di gestione, visto che il furto era stato denunciato sei mesi prima del delitto”. L'utilitaria è stata comunque ripresa dai contatarghe della zona in cui è avvenuto il delitto. Si torna in aula il prossimo 23 giugno, mentre la sentenza è prevista per l'autunno di quest'anno.

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