Quella foto di Gabriel Natale Hjorth, uno dei due ragazzi americani responsabili della morte del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ammanettato e bendato aveva suscitato una marea di polemiche.
Arriva oggi, venerdì 24 febbraio, la sentenza del giudice monocratico di Roma nei confronti di Fabio Manganaro, il maresciallo dei carabinieri accusato di misura di rigore non consentita dalla legge.
La morte di Cerciello Rega
La notizia dell'omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega ha sconvolto il Paese. Nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2019, il giovane militare aveva risposto insieme a un collega a una chiamata per furto.
I due avevano raggiunto la zona segnalata, nel pieno centro di Roma, e lì avevano cercato di fermare due persone corrispondenti alla descrizione fornita dalla vittima che aveva denunciato il crimine: si trattava di Gabriel Natale Hjorth e dell'amico Finnegan Elder Lee. Durante la colluttazione che si era originata, Mario Cerciello Rega venne accoltellato a morte.
Un omicidio che è valso ai due americani la condanna a ventiquattro anni di carcere (Elder) e a ventidue anni (Hjorth).
Le polemiche per la foto a Hjorth
Aveva fatto scalpore la fotografia scattata a Gabriel Natale Hjorth nella caserma di via in Selci subito dopo il fermo. A indignare una parte dell'opinione pubblica fu il fatto che il ragazzo appariva bendato.
Se da un lato alcuni politici come Matteo Salvini, all'epoca ministro degli Interni, e Giorgia Meloni cercarono di riportare l'attenzione sulla drammaticità della vicenda, che aveva visto morire un giovane carabiniere, dall'altro non mancarono esponenti della sinistra come Emanuele Fiano (Pd) che condannarono duramente le azioni avvenute in caserma.
A finire nell'occhio del ciclone fu il carabiniere Fabio Manganaro, accusato di aver bendato il giovane americano.
La versione di Manganaro
Nel corso delle udienze che lo hanno visto come imputato, Manganaro ha più volte spiegato di aver bendato Hjorth per evitare che questi compisse atti di autolesionismo.
"Natale continuava a essere molto nervoso, provava a divincolarsi, si muoveva in maniera repentina avanti e indietro", ha raccontato Manganaro, come ricordato da FanPage. "Ho visto un foulard su un attaccapanni e ho chiesto ad un collega di passarmelo. L'ho utilizzato per coprirgli gli occhi e gli ho suggerito di calmarsi: faccio questo lavoro da anni e ho visto gente compiere gesti autolesionistici e volevo evitare che accadesse".
Manganaro ha inoltre aggiunto che Hjorth era rimasto bendato solo per una decina di minuti, informazione smentita dal ragazzo.
La condanna
In giornata odierna la sentenza, col giudice monocratico di Roma Alfonso Sabella che ha condannato il carabiniere a due mesi di carcere con pena sospesa. A ciò si aggiunge anche un risarcimento di 5mila euro.
Il pm Maria Sabina Calabretta aveva invece chiesto la condanna a tre mesi. "Coprire gli occhi di un fermato è un mezzo di contenimento? Credo di no", ha argomentato.
Le reazioni
Per l'avvocato Francesco Petrelli, legale civile che difende Gabriel Natale Hjorth, si tratta di una sentenza importante, dato che la tecnica del bendaggio è stata riconosciuta come pratica inumana e degradante. "Si è riconosciuto che la dignità della persona deve avere tutela a prescindere, ed ancor di più, nei casi di chi sia privato della libertà. Una decisione importante per uno stato di diritto nel quale a volte sembrano prevalere le pulsioni del giustizialismo", ha aggiunto.
La condanna è stata invece ritenuta una scelta sbagliata dall'avvocato difensore di
Manganaro Roberto De Vita. La sentenza, infatti, "punisce ingiustamente proprio chi ha garantito, nonostante tutto, l'incolumità del fermato per l'omicidio del vice brigadiere Mario Cerciello Rega".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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