Cronaca giudiziaria

Tutti gli uomini che hanno coperto la latitanza di Matteo Messina Denaro

Secondo gli inquirenti la famiglia Bonafede è legata a doppio filo a quella dei Messina Denaro: soldi, regalie e affari al centro degli interessi

Tutti gli uomini che hanno coperto la latitanza di Matteo Messina Denaro

Sono sempre stati legati a filo doppio i Messina Denaro e i Bonafede. Non è un caso se la latitanza del superboss è stata coperta per tre decenni da insospettabili. Erano amici d'affari e di mafia i due capostipiti: don Ciccio e zu Leonardo, entrambi ormai deceduti. Sono vicinissimi i loro discendenti che vivono nel quadrilatero tra Castelvetrano e Campobello di Mazara, i due paesi della provincia di Trapani che distano appena 6 chilometri di autostrada. E allora qual è il rapporto tra queste due famiglie?

La falsa identità dei due Andrea

È un Bonafede, Andrea, il geometra che ha prestato l'identità e i documenti al boss consentendogli di curarsi in ospedali fuori dalla Sicilia e alla clinica Maddalena di Palermo per i cicli chemioterapici. Lo stesso Bonafede ha permesso a Messina Denaro di acquistare l'appartamento di vicolo San Vito in cui il padrino ha trascorso i mesi prima dell'arresto e la Alfa Romeo Giulietta nera con cui il boss si muoveva praticamente indisturbato in tutta la Sicilia e ritrovata qualche giorno dopo a due passi dal covo. È ancora un Bonafede, un altro Andrea, il postino l'hanno definito gli inquirenti, il fiancheggiatore che ha fatto la spola tra il capomafia e il suo medico curante ricevendo e consegnando oltre 100 ricette e prescrizioni mediche.

Emanuele e Lorena, la coppia che preparava il pranzo al boss


E ancora è un Bonafede, Emanuele, l'ultimo della famiglia a finire in carcere, fratello del postino, cugino del geometra. Emanuele Bonafede è nipote dello storico capomafia di Campobello di Mazara, Leonardo e cugino di Andrea Insieme alla moglie Lorena per mesi ha fatto da vivandiere al padrino ospitandolo a casa, preparandogli da mangiare, tenendogli compagnia e proteggendolo per evitarne la cattura. La donna, inoltre, sentimentalmente legata a Messina Denaro, aveva il compito di tenere i rapporti tra il capomafia e persone a lui amiche. Come Laura Bonafede, la maestra figlia di Leonardo e moglie dell'ergastolano Salvatore Gentile, cugina degli altri indagati. "Così consentendogli - dicono gli inquirenti, come riportato da Ansa - non solo di trascorrere molte ore in piena tranquillità e in loro compagnia in un contesto domestico - familiare ma, anche e soprattutto, di incontrarsi con numerose persone e infine, ma non per importanza, di entrare ed uscire dalla loro abitazione effettuando accurati controlli per ridurre il rischio di essere avvistato dalle forze dell'ordine". Oltre a preparare il cibo al capomafia ricercato, infatti, la coppia effettuava una stretta vigilanza sulla zona: i video della telecamere di sorveglianza di alcuni negozi hanno ripreso gli indagati mentre, dopo essersi accertati che per strada non ci fossero polizia o carabinieri, davano il via libera al loro ospite per farlo uscire indisturbato dalla abitazione. Un rapporto di fedeltà assoluta legava la coppia al boss che ricambiava con regali di valore: al figlio dei Bonafede, nel 2017, il capomafia fece da padrino della cresima e donò un Rolex da 6300 euro. La spesa fu poi puntualmente annotata da Messina Denaro in un pizzino. Una fitta rete di amicizie, parentele, legami di sangue con un filo sottile che unisce tutto: l'odore dei soldi che ha permesso al boss di avere una lunga latitanza e ai suoi fiancheggiatori di godere di questa immensa ricchezza.

La famiglia di Messina Denaro

a coprrie la latitnaza c'è anche la fitta rete familiare. Il padre di Matteo è Francesco, detto Don Ciccio come detto, uomo che non si è mai pentito e ha concluso la sua latitanza, iniziata nell’ottobre del 1990 con la propria morte naturale. Nella sua latitanza, durata otto anni, Don Ciccio Messina Denaro era stato accusato di vari omicidi, con diverse condanne (tra le quali un ergastolo nel 1997), oltre alle sospette responsabilità nelle stragi di Milano, Firenze e Roma. Salvatore Messina Denaro è il fratello di Matteo. Fu arrestato per la prima volta nel 1998 (operazione “Progetto Belice”), insieme ad altre 24 persone. Secondo gli inquirenti avrebbe eseguito gli ordini del fratello attraverso i pizzini che venivano recapiti al fratello oppure ai destinatari indicati dal super boss. Sono in totale quattro invece, i cognati. Vincenzo Panicola. Cognato, per aver sposato Anna Patrizia. Figlio del defunto patriarca mafioso ed ex consigliere provinciale della Dc Vito Panicola. Gaspare Como. Fu arrestato nell’aprile del 1998 (operazione “Terra bruciata”) e condannato a 10 anni di reclusione. Arrestato nuovamente nel 2015 per intestazione fittizia di beni, fu invece assolto perché “il fatto non sussiste”. Rosario Allegra. Cognato per aver sposato Giovanna Messina Denaro. Ex presidente regionale della Cna, ex assessore all’agricoltura e all’artigianato al comune di Castelvetrano, nel luglio del 1992 fu arrestato per istigazione alla corruzione. Nel 1998 finì in carcere nell'operazione “terra bruciata ricevendo una condanna nel marzo del 2000 ad 11 anni di reclusione da parte del Tribunale di Marsala. E ancora, Filippo Guttadauro. Cognato per aver sposato Rosalia Messina Denaro. Fu arrestato nel marzo del 1994 e condannato per associazione mafiosa. Sono due i nipoti: Francesco Guttadauro, nipote e figlio di Filippo. È in carcere in seguito all’arresto nell’operazione “Eden 2” del novembre 2014, condannato in Appello a 16 anni di reclusione.

Girolamo Bellomo è il nipote acquisito, marito di Lorenza Guttadauro, figlia di Filippo, anche lui arrestato nell’operazione Eden 2 e condannato a 10 anni in Appello.

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